Gipo Gurrado è personaggio eclettico, già fattosi notare con gli interessanti Aldilàdidalì tra impegni in teatro ed altri lavori è riuscito a portare avanti un nuovo progetto musicale, Nolan, del quale abbiamo recensito l’esordio sulla lunga distanza, Secondi fini per fare le ore piccole.
L’album ci ha felicemente impressionato, pertanto alla prima occasione ne abbiamo approfittato per una intervista.
Miusika: Allora, tu sei principalmente un regista…
Nolan: Si io sono un regista, lavoro in teatro da 8 anni e sono diventato Direttore musicale di questa compagnia che si chiama quelli di Grock, compagnia storica di Milano (esistono da 30 anni infatti) e una volta suonavo in un quintetto, facevamo roba tra Capossela, Paolo Conte, quella roba lì che andava un po di moda negli anni ’90.
Giravamo un sacco di locali che oggi neanche esistono più, poi un giorno ho chiesto appunto a questa compagnia di poter suonare e mi è andata bene perché a loro è subito piaciuto quello che facevo. E adesso ho aperto uno studio, faccio musica per cortometraggi, teatro, danza…
Miusika: In questo tuo album (“Secondi fini per fare le ore piccole”) infatti si sente molto l’influenza della componente teatrale…
Nolan: Si si, i pezzi infatti nascono molto dai temi che ho scritto per lo spettacolo.
Miusika: Dove avete registrato/mixato l’album?
Nolan: Beh abbiamo fatto un po’ un miscuglio, la batteria l’abbiamo fatta da un mio amico che si chiama Attila Faravelli, che è un produttore, designer, e che ha appena pubblicato un disco adesso ,molto bello, mixato da me e poi lui mi ha sistemato un po di cose…quindi abbiam fatto un po da me un po da lui.
E’ comunque un disco sempre un po’ artigianale… Poi però lavorando bene in arrangiamento non c’è bisogno di mixare alla perfezione… Se suoni bene si sente bene…
Miusika: Quanto è stato provato e suonato live questo disco?
Nolan: I pezzi nascono da me, li ho scritti io, quindi poi una volta finito abbiam detto ok, è bello, pubblichiamolo… tanto che poi montare il live è stato complicato perché certi pezzi in un certo senso non erano stati fatti per essere suonati dal vivo, quindi abbiam dovuto riadattarli.
Il disco è nato nel modo in cui io vivo la musica, quindi mentre scrivo per il teatro devo trovare un momento di solitudine per scrivere, ecco perché le ore piccole, che non è tanto una questione di orario ma di qualità, devi trovare un momento per stare da solo e fare le tue cose. Il tutto è nato proprio così,alcuni musicisti li ho convocati io, il sassofonista, il batterista, han preso e han suonato, non sapevano neanche se stessero suonando la strofa o il ponte, hanno suonato e basta, poi io ho preso e montato il tutto, quindi è stato un modo diverso…
Dal vivo funzionano i pezzi, abbiamo dei musicisti bravissimi e con grande esperienza…poi più la gente con cui suoni è brava, più hai occasione di imparare.
Miusika: Tornando alle “ore piccole”, quanto è difficile procrastinare la scrittura quando nel bel mezzo della giornata stai lavorando e devi appunto aspettare le “ore piccole” per scrivere quel qualcosa di tuo in intimità?
Nolan: E’ difficile, se stai facendo altre cose non puoi… è una sofferenza, è dura, è una cosa che solo chi sente l’urgenza di dire delle cose e suonarle può sentire e quindi porta questa urgenza a casa poi. Però ripaga molto devo dire.
Io sono stato molto contento di come è stato accolto il disco dalla critica, perché è piaciuto fortunatamente… Fa molto piacere poi ricordare i momenti in cui ti sforzi e ti chiedi magari cosa stai facendo… Questo non porterà poi magari a vendere milioni e milioni di copie però è un bel risultato.
Miusika: Ti capita mai di registrare magari a volte qualcosa che ti viene in mente al volo magari in posti strani o in modi strani?
Nolan: Si, ad esempio mentre registravo il disco mi si è staccato un tendine della mano, quindi non potevo proprio più suonare, però c’era un pezzo che proprio volevo fare e ho registrato un pezzo con tre dita.. quindi ho suonato pianoforte basso e chitarra con queste tre dita. Ho voluto fotografare quel momento della mia vita che adesso ricordo con un sorriso perché adesso il dito è guarito fortunatamente, però ero molto angosciato in quel momento, perché non sapevo come sarebbe andata a finire.
Un altro pezzo pure, l’ultimo del disco, chitarra e voce è stato registrato sul divano dello studio, quindi molto male, se lo ascolti bene, però son quelle cose che secondo me sono strane, un po’ divertenti… che fino a poco tempo fa potevano permettersi solo quelli che avevano a disposizione i registratori seri, poi oggi invece con la tecnologia puoi concederti qualche sciocchezza.
Miusika: Vi è mai capitato di pensare ad un collettivo musicale?
Nolan: L’altro giorno ne parlavo con un amico che è stato in America e mi diceva che partecipava a questi corsi di songwriting appunto di gruppo… Io ho partecipato a Caravanserraglio ad esempio, c’eravamo io, Folco Orselli e altri ma il problema è che eravamo troppe teste e forse quasi tutte non erano buone… quindi alla fine non ha funzionato. Io vivo la musica in un modo abbastanza solitario.
Anche se forse già Nolan è un po’ un collettivo, ci siamo io, Matteo, ora abbiamo conosciuto un bassista e magari ci lavoreremo assieme…
Poi collettivo dipende, per come è considerato dalla scena Nord-Americana sicuramente funziona, ci si alterna lì, ogni tanto il disco lo scrive il bassista, ogni tanto il chitarrista… In Italia è già difficile… abbiamo una mentalità molto diversa, molto più tradizionale, c’è un po la figura del frontman, il leader, quindi anche nel teatro è difficile scardinare certe dinamiche, se uno comanda e riesce ad occupare quel posto, lo mantiene a tutti i costi.
Miusika: Bene, infine, nonostante il disco sia uscito da poco, volevo chiederti se sai già se continuerai con il progetto Nolan?
Nolan: Certo, si, poi scrivere sicuramente continuerò a farlo, anche perché sono obbligato, è il mio mestiere… Ad esempio ora ho appena finito di scrivere delle musiche per lo spettacolo “Macbeth” e per un altro cortometraggio, alla fine so già che tirerò fuori qualcosa da questi lavori e la terrò per me.
Vorrei fare un nuovo disco però in modo diverso, per come ho costruito questo ora vorrei trovare modi diversi di fare musica. L’ultimo disco l’ho fatto appunto in modo molto solitario, schiacciavo Rec, entravo in cabina, cantavo, registravo, uscivo dalla cabina e stoppavo, quindi proprio da solo. Adesso vorrei fare tutto in modo diverso anche perché ora con l’uscita del disco ho conosciuto nuove persone con cui avrei voglia di lavorare.
Sicuramente andrò avanti.
A cura di Gabriele Catalano e Paola Gravina. (ottobre 2010)