Il Teatro degli Orrori – Intervista e photo report

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Nell’attesa di recensire il loro nuovo album in uscita, molto probabilmente, a fine ottobre, vi proponiamo una bella e sincera intervista con Giulio Ragno Favero musicista, produttore (decisamente molto apprezzato qui su Miusika) ma soprattutto bassista ed una delle quattro menti pensanti dei bravissimi Il Teatro degli Orrori.

 

 

Miusika: Domanda d’obbligo: come nasce il progetto “Il Teatro Degli Orrori”? Esigenza? Urgenza? Idea estemporanea?

ITDO: Il progetto nasce in un momento in cui tutti si sono ritrovati in un momento in cui io sono andato via da One Dimensional Man e han provato tutti a suonare la chitarra, Paolo era rimasto ben impressionato sia da Franz alla chitarra che da Gionata però poi alla fine han trovato un altro chitarrista e si era ripromesso di fare un gruppo insieme. Son partiti loro tre e poi dopo che a me è tornata la voglia di suonare e mi han chiesto se volevo suonare il basso per fare una cosa un po’ diversa insomma.

È diciamo un giro d’amicizie, mettiamola così, non c’era all’inizio l’idea di fare qualcosa cioè non pensavamo avrebbe avuto il riscontro che ha attualmente. Non è di quelli… però siam contenti la gente ci vuol bene,

 

Miusika: quindi diciamo che si può parlare di progetto autonomo indipendente quasi preponderante?

ITDO_5072.jpgITDO: Beh di sicuro è diventato preponderante, sì.

Chiaramente cerchiamo di prenderci delle pause per lavorare sulle altre cose che abbiamo, tipo Gionata coi Super Elastic Bubble Plastic, però sta pesando molto sulle vite di tutti insomma, cerchiamo di concentrare tutte le forze in questa cosa qua.

 

Miusika: E la gestazione del disco?

ITDO: Del primo?

 

Miusika: Sì, del primo. È stata lunghissima, di due anni mi sembra…

ITDO: È stata lunghissima, due anni e qualcosa.

È stato un work in progress, anche perché eravam partiti in inglese in realtà, e poi ci sembrava un po’ troppo simile a quello che stavamo già facendo e abbiam detto “proviamo in italiano” e italiano fu.

Solo che è stato, per Paolo soprattutto, un lavoro veramente difficile capire, trovare…

 

Miusika: Ecco quali sono state le criticità maggiori nel passare all’italiano?

ITDO_5028.jpgITDO: Io credo che Pierpaolo avesse già prima l’intenzione, con i One Dimensional Man veniva data una grossa importanza a quello che si dice, per cui in realtà è stato più un lavoro non tanto del cosa dire ma del come incastrare la lingua e forse il problema più grosso beh è stato all’inizio. Perché quando passi da una cosa che nessuno capisce, fondamentalmente, a una che tutti capiscono… come dire, è come spogliarsi nudi, per cui le prime volte sei imbarazzato, poi pian piano ti prende bene.

Forse la cosa + difficile mentre abbiam fatto il disco e stato capire dove mettere la voce, nel disco proprio, a che altezza perché purtroppo l’italiano perché si capisca tutto bene deve essere abbastanza alto però ovviamente se metti la voce molto alta sugli strumenti poi diventi i Lùnapop e non era esattamente quello che volevamo far trasparire insomma. Quindi là è stata un po’ critica, capire, perché proprio il livello della voce ti fa diventare o una cosa o un’altra.

Credo che ci siamo riusciti a trovare il giusto equilibrio, poi adesso è tutto più semplice, all’inizio era tutto nuovo anche per noi e non potevamo basarci su qualcos’altro che era già stato fatto del genere perché non c’è. Magari Afterhours, i primi Marlene, ma non con la pesantezza che ci distingue, dicono.

 

Miusika: A proposito di tratti distintivi invece tutte le varie influenze che si trovano nel disco, citazioni, omaggi, rivisitazioni di poeti maledetti trovano un equilibrio tra di loro.

Come le personalizzate, come le rendete “vostre”?

ITDO: Ma sai io credo che in realtà tutti quelli che creano come dire, usino idee di altri fondamentalmente, le sentono, le fanno proprie e poi le esprimono.

Ecco spesso le si vela il più possibile per far capire, cioè è anche un fattore inconscio “Non voglio che gli altri capiscano da dove ho preso l’idea” perché secondo me, bene o male è un lavoro che fanno tutti, sono pochi i geni.

Noi abbiam deciso di metterla in piazza questa cosa. le citazioni, per quanto riguarda l’ambito musicale vengono da tutti i dischi come dire “di genere” che ci piacevano. Ci siamo un po’ divertiti, della serie “facciamo quello che ci piace” e per quanto riguarda invece i testi c’è stata una ricerca come dire sopraffina per cercare di reinterpretare quello che in realtà è già stato detto da centinaia d’anni poi alla fine. Quindi quando si parla di amore di morte eccetera le cose che si dicono sono sempre quelle, è bello riuscire a fare un gioco che richiama il passato contestualizzandolo nel presente.

 

Miusika: Ci sono delle canzoni più o meno autobiografiche di altre, anche se poi leggevo che comunque i tratti autobiografici hanno senso fino a un certo punto perché volente che le canzoni siano a sé stanti.

ITDO: Sì, infatti, credo di sicuro c’è qualcosa di autobiografico ma non dev’essere per forza tangibile.

Ognuno, o meglio chi ascolta un determinato pezzo dovrebbe riconoscere sé stesso, ognuno ci vede quello che vuole, non c’è una vera e propria autobiografia.

 

Miusika: Una specie di Sindrome di Stendhal della canzone.

ITDO: Si infatti (ride).

Forse ci sarà di più col disco nuovo, ma no, non è neanche detto, l’importante è raccontare delle storie. Poi sai, siccome c’è chi ha una vita incredibile ma bene o male le cose che succedono sono le stesse, e quindi si raccontano storie, certe coincidono di sicuro anche con la propria vita.

La Canzone di Tom ne è una dimostrazione.

Tom era un nostro amico, un ragazzo tedesco che scriveva su una fanzine molto famosa negli anni ’80 in Germania, appassionato di rock, innamorato di One Dimensional Man, che una sera, da sobrio, come succede in molti sabati sera, c’è rimasto. Incredibile perché era sempre ubriaco e l’unica volta che era sobrio è andata male. Però insomma era una persona alla quale volevamo molto bene. è stato tra l’altro uno dei primi pezzi che abbiamo scritto in italiano.

 

Miusika: Ecco per la scrittura dei pezzi come lavorate?

ITDO_5204.jpgITDO: Diciamo che il disco vecchio è stato un incontro di tutti e quattro mi vien da pensare. Magari c’era qualcuno che portava il giro da casa però molto nasceva da jam, prove così assieme.

Quello nuovo sarà un po’ diverso perché purtroppo siamo iperimpegnati tutti quanti per cui magari io sto prendendo un po’ più a cuore la questione musicale per alcuni brani anche perché veramente non abbiamo avuto il tempo di dire “facciamo le prove” come fanno i gruppi, mai, perché quando stai suonando tre volte a settimana, fai concerti, l’ultima cosa che vuoi fare quando torni è fare le prove per i pezzi nuovi.

 

Miusika: Quindi a che punto è adesso questo disco?

ITDO: Direi che siamo quasi in dirittura d’arrivo abbiamo una decina di pezzi nuovi, ce ne sono sei che sono cantati, son tutti da definire.

In giugno vorremmo fare le prove tutto il mese per chiudere definitivamente le canzoni e in luglio registrare.

 

Miusika: Quindi diciamo che in autunno avremo il nuovo disco…

IITDO: in autunno, si si, per novembre si spera.

E per quanto riguarda invece collaborazioni in vista o auspicabili in futuro?

Bah qualsiasi cosa. attualmente non abbiamo niente di programmato, mi vien da pensare. Abbiam chiesto a qualche musicista se gli va di suonare nel nostro disco nuovo, però al momento non ti do nomi.
[Nel frattempo dal giorno dell’intervista i nomi son venuti fuori 😉 e anche il titolo del nuovo album che si chiamerà A sangue freddo. Nel nuovo lavoro partecipano Jacopo Battaglia (batterista dei romani ZU), che suona in “Die Zeit“ e in “Padre Nostro“, Giovanni Ferliga (polistrumentista degli AUCAN) che suona la chitarra solista in “La Vita è Breve“, Angelo Maria Santisi e Nicola Manzan (quest’ultimo ideatore del progetto BOLOGNA VIOLENTA) rispettivamente al violoncello e violino in “Io ti Aspetto“ e in “Alt“. Francesca Gaiotto suona il pianoforte nello stesso. Paola Segnana, autrice della musica di “Io ti Aspetto“, nella canzone suona anche lei il pianoforte. Ed ancora: Richard Tiso suona il basso in “Die Zeit“, e Robert Tiso i bicchieri musicali in “Die Zeit” e “Io ti AspettoNdR]

 

Miusika: Quindi lo split con gli ZU non si ripeterà con altri gruppi?

ITDO: Forse si, magari!

Mi verrebbe da dire che più cose uno fa meglio vive, nel senso che anche il progetto vive di una vita propria, interessa le persone, le persone si interessano.

Magari.

Non so se con gli ZU di nuovo, però in realtà si era parlato di fare un pezzo assieme anche per il disco nuovo, ma loro sono inafferrabili, bisognerebbe aspettarli sotto casa, son dei fantasmi.

 

Miusika: Invece per quanto riguarda i live leggevo che appunto c’è questo aspetto ovviamente di teatralità molto importante e che per voi è fondamentale fare un live sempre diverso, la risposta del pubblico è sempre molto forte e cercate una sorta di interazione col pubblico.

ITDO_5130.jpgITDO: Non è che è fondamentale, è impossibile fare altrimenti, nel senso che tutto quello che mettiamo quando siamo sul palco è tutto quello che abbiamo dentro, per cui ci sono delle volte in cui te lo vivi al meglio e fai il concerto più rock, ci son delle volte in cui hai una giornata di merda e sfoghi… quello che vorremmo far capire alla gente è che su un palco si può esprimere la propria vita, nel senso che non è che bisogna per forza far finta di fare qualcosa, nel senso che chi sale su un palco non è per forza un attore, cioè non so, tantissimi gruppi, la tv stessa ci ha abituati a vedere un concerto come una cosa non so, tutti che si muovono in un certo modo, che si vestono in un certo modo, che fai un certo percorso mi vien da pensare. Noi siamo abituati, le persone che amiamo, i personaggi, i musicisti che amiamo sono persone che sudano, che sputano, cioè che sono vive, che non è che se hai la goccia di sudore allora la gente si scandalizza o se non hai la frangetta… no, siamo esseri umani, siamo esattamente come te che sei dall’altra parte, non siam diversi da te, ce la stiam mettendo tutta e cerchiamo di fare.

In realtà io, Pierpaolo e gli altri non possiamo fare altrimenti, quello che dobbiamo esprimere è un’urgenza, è più forte di noi per cui non è che possiam dire faccio finta di fare il musicista, faccio finta di fare un concerto, lo faccio perché mi viene e perché è così, Non dev’essere una farsa, dev’essere una cosa vera, reale, e la teatralità fa anche parte di questo.

 

Miusika: Una catarsi, no?

ITDO_5442.jpgITDO: Eh, si, c’è un po’ di tutto guarda.

Quando abbiamo finito un concerto siamo da un’altra parte. spesso siam felici però.

Quello che poi ti da il pubblico è… la gente pensa sempre che siccome sei + alto del pubblico ti si vede di più però in realtà è molto quello che ricevi, è tantissimo. Poi venire qua (Roma NdR) è sempre… ci son dei posti in cui la gente ti vuole bene, e sentire centinaia di persone che ti vogliono bene… se lo augurano tutti. (ride)

 

Miusika: E invece considerando anche la situazione attuale molto particolare ma in generale la situazione italiana questo Carrarmatorock riuscirà a vincere o rimarremo in questa situazione politico-sociale? Sopravviveremo?

ITDO: Non credo che noi cambieremo le sorti dell’Italia.

Sarebbe bello che ci fosse un risveglio da parte di tutti, perché tutti dicono che si fa una vita di merda, che palle devo lavorare non c’è una lira non si arriva a fine mese, poi però quando si va ad eleggere determinati personaggi c’è la massa che dice no a me sta bene così.

Ecco questo succede perché non si sa cosa è il contrario.

Sembra che tutto vada bene. Perché effettivamente è un po’ così, non è che abbiamo tutti ‘sti problemi noi, cioè spendiamo i soldi per i cellulari, nei computer, nelle televisioni al plasma, abbiamo le belle macchine, e quindi evidentemente i soldi diciamo che non ce li abbiamo però ci piace spenderli. Ecco nel momento in cui avremo problemi a comprarci lo schermo LCD, cioè come dire a nutrire i nostri vizi, probabilmente la gente si sveglierà.

Credo sia sempre stato così, man mano che si abbassa il tasso di povertà ci sono alcune coscienze che si svegliano, tra l’altro quelle che si svegliano per prime purtroppo son sempre le peggiori perché nei momenti più brutti della storia son venuti fuori i movimenti più brutti e dopo i momenti più brutti c’è stata la ripresa reale che poi ha portato di nuovo a una catastrofe.

Credo sia un giro, non so se ne usciremo, di certo a volte ci vorrebbe un carrarmato, ma di quelli veri, non di rock, perché ti fanno incazzare, vediamo ‘sti giorni qua col terremoto, cioè se io avessi una televisione andrei a mettere il cero a S. Pietro perché ne succeda uno al giorno e dico cazzo quanti soldi sto facendo con sta roba qua! E la c’è gente che è morta, gente che non ha più niente, però quello che passa di più non è tanto questo, è che l’informazione, la reattività… per non parlare della ricostruzione, di quello che ci sarà dietro, le promesse vane che non vengono mai mantenute.

Siamo un popolo incredibile secondo me, degli opposti, cioè abbiamo dei geni assoluti in tutti i campi e dei cretini incredibili in tutti i campi, e purtroppo di solito comandano quelli là.

ITDO_5322.jpgCredo che ognuno dovrebbe cercare di fare qualcosa per cambiare però lo farà nel momento in cui ha la spinta, la consapevolezza. Nel momento in cui gli va bene mandare i messaggini, allora… finché si pensa a queste cose non si va avanti, quando non hai da mangiare allora cominci a chiederti perché non ce l’ho, chi è che me lo sta portando via? sono cose che mi diceva mia nonna. La Rivoluzione Francese ci vorrebbe!

 

Miusika: Del discorso MP3 che ne pensi

ITDO: No dicevo che è la classica zappa sui piedi che si sono inventate le major e e multinazionali del commercio e della musica e dei media in genere, perché è diventato alla portate di tutti e questo fa si che l’industria discografica si stia semplicemente sbriciolando perché tutti hanno la possibilità di proporre sè stessi senza dover spendere nemmeno una lira.

Tra l’altro il digitale ti dà la possibilità di registrarti un disco in casa se vuoi, anche un bel disco, e mi sembra una cosa buona per creare vita, il problema è che con l’espansione di questo sistema si alza tantissimo il livello delle schifezze che vengono proposte.

Io son d’accordissimo che tutti possano proporre la propria musica, però non sono d’accordissimo con tutti che suonano, perché spesso viene preso un po’ sottogamba, noi siamo figli di una cultura in cui se hai un gruppo devi fare di tutto per arrivare, non si sa bene dove, “ah ma quello là è arrivato” ma non si sa dove, arrivato a fare che?

C’è gente che, gruppi negli anni ’80, per fare musica fatta bene bisognava farsi un culo che la gente non ha idea, per cui io sono contento che tutti suonino però il livello medio si è abbassato tantissimo, la qualità è sparita. Cose buone ce ne sono ma c’è talmente tanta roba che c’è una confusione folle e soprattutto chi spera di arricchirsi creando un gruppo sbaglia, era meglio mettersi a casa e inventare la macchina del tempo e tornare indietro, perché andando avanti dubito che succeda questa cosa, a meno che non si faccia un passo indietro e venga dato alla musica il reale peso che ha.

ITDO_5135.jpgA me fa ridere, è il mio lavoro per cui tipo fare i dischi ecc, a me fa ridere un po’ che la gente trascura un fatto che sembra trascurabile però in realtà per conto mio non lo è, e la società ne è lo specchio, ovvero quando c’erano i vinili, le cassette, la qualità del prodotto era estremamente elevata. Adesso con l’MP3 la gente si compra la musica per sentirla come se fosse al supermercato, si mette l’IPOD quando va a correre, in macchina, quando è in ufficio dalle casse del computer ecc, il posto in cui la musica è più ascoltata è il computer e la macchina.

Fine.

Una volta invece i nostri genitori avevano il vinile con le casse, c’era la stanza in cui c’era il giradischi, ti mettevi là e ascoltavi, *ascoltavi* il disco, questo non si fa più, adesso si sente.

Ecco, comprare un MP3 adesso è come comprare una macchina nuova di zecca completamente strisciata o senza le ruote, no beh senza le ruote no, perché se no non andrebbe, non so senza le porte… cioè tu compri un riflesso di quello che in realtà dovresti comprare, e lo paghi anche.

Secondo me è un dramma quello del digitale che non è servito certo ad aiutare l’industria discografica a migliorare, anzi è stato un tracollo allucinante anche perché si cerca di vendere sempre di più no? il capitalismo ti porta a creare creare creare, proporre proporre proporre però poi la gente i CD li comprano in 3 adesso perché la gente si scarica il CD gratis, quindi perché dovrebbe comprarlo?

 

Miusika: Poi c’è anche la questione del copyleft…

ITDO: Ma vedi questa cosa del diritto d’autore sembra sia un’eresia.

Io non sono molto d’accordo francamente, se uno paga per esempio l’iscrizione alla SIAE, cioè quando tu crei vendi una parte dell’anima tua, ecco incredibilmente la SIAE ti da indietro qualche lira per il tempo che hai perso a creare e non sono così sicuro che chi si lamenta si lamenta tanto del supporto, cioè che non c’è più, cazzo la gente non compra più i CD, io non ne faccio più, per fare un CD spendo 2 euro pensando a tutto la grafica la registrazione eccetera e ne guadagno 8, c’è gente che li vende a 20 e ne guadagna 18, ecco non c’è più questo guadagno qua, però il discorso dei diritti secondo me andrebbero tutelati molto di più.

Credo che sia una fase di transito perché la proliferazione dei gruppi, della musica, questo caos tremendo che si sta creando, è quello che diceva Andy Warhol tutti stanno diventando famosi per un quarto d’ora, va beh, quindi se tutti diventano famosi non c’è più il motivo per cui diventarlo, la qualità scompare, te la devi andare a cercare, diventi matto.

Adesso se tu vuoi andarti a cercare un gruppo figo diventi matto, devi passarci le giornate. So che è bellissimo perché non devi comprare non devi pagare qualcosa, però poi il CD già è qualcosa, meglio ancora se hai il vinile in mano, è come dire ti sto vendendo qualcosa, non sto vendendo aria fritta. Forse mi sto un po’ perdendo…

 

Miusika: Ma no, anzi! Vuoi aggiungere qualcosa?

ITDO_4984.jpgITDO: La domanda che non sopporto più: “Perché questa cosa dall’inglese all’italiano?”.

C’è bisogno, c’è bisogno.

Ecco vedi il livello di qualità è molto basso spesso perché tanti gruppi italiani non hanno niente da dire e quindi cantano in una lingua in cui non dicono niente e non gliene frega niente perché tanto “yeah yeah come on”…

 

 

 

 

Federica Siervo (settembre 2009)

 

 

 

 

Foto © Federica Siervo in esclusiva per Miusika.net

 

 

Il Teatro degli Orrori live @ Circolo degli Artisti (Roma 15/04/2009)

 

 

 

Foto © Federica Siervo in esclusiva per Miusika.net

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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