DAVID BOWIE “Stage” (1978)

Classico e puntuale ecco arrivare, a suggello del periodo berlinese, il più scontato dei doppi live per David Bowie. Operazione dozzinale già dal titolo, “Stage” ha molto del greatest hits per aficionados nonostante la prevalenza di brani dell’ultimo periodo e la consistenza di una band che vede Carlos Alomar e Adrian Belew alle

CRAWLING CHAOS “The gas chair” (1981)

In una giornata dal pallido sole invernale scovo, in una bancarella del mercatino di Senigallia sui Navigli Milanesi, questo oscuro disco datato 1981 dei Crawling Chaos intitolato The gas chair”. A suo tempo segnalato da Fabio Zucchella su Rockerilla e da Federico Guglielmi sul Mucchio, entrambi accomunati in quell’occasione dalla ragionevole intuizione di non catalogare

COLIN NEWMAN “A-Z” (1980)

Il collasso della stella Wire non sembra aver interrotto il cammino sulla strada della ricerca dei suoi componenti: Lewis e Gilbert con il progetto Dome, Colin Newman e Robert Gotobed assistiti dal quinto membro effettivo Mike Thorne.

CHOIR INVISIBLE “Choir invisible” (1981)

Presumibilmente di San Francisco, per via dell’incisione per la Frontier Records, e per la presenza nei credits di Diane Zincavage (parente di Frank dei Romeo Void?), i Choir Invisibile esordiscono con un disco “Choir Invisible” fortemente derivativo che molto deve a gruppi d’ oltremanica come Roxy Music e Magazine dai quali recuperano, oltre allo spleen

CAETANO VELOSO “Caetano Veloso” (1969)

Costretto, assieme a Gilberto Gil, dapprima al carcere, poi agli arresti domiciliari ed infine all’esilio forzato (Portogallo inizialmente, poi Londra fino al 1972), Caetano Veloso riesce prima di partire a registrare un nastro che costituirà il materiale del suo terzo album. Sarà Rogério Duprat a confezionare abilmente un disco meno pirotecnico del suo predecessore Tropicalista

BUZZCOCKS “Another music in a different kitchen” (1978)

Non nascondo che l’ interesse per i Buzzcocks nasca in un momento successivo alla sbornia da Magazine presa agli albori della scoperta dell’universo musica nel 1978. Il fatto che nella line up originaria della band di Manchester ci fosse un tale di nome Howard Devoto fu naturalmente decisivo al pari delle stranissime creazioni grafiche di Linder

BRAND X “Do they hurt?” (1980)

In perfetta media (inglese), i Brand X sfornano il loro 5° disco in altrettanti anni ma, per la prima volta, il risultato non è all’altezza delle cose precedenti. Un generalizzato calo della verve compositiva ci può anche stare, ma se ad esso si aggiungono un’ innaturale tendenza all’attorcigliamento dei temi e delle note

BE BOP DELUXE “Drastic plastic” (1978)

A detta di molti “Drastic plastic” è il disco dei Be Bop Deluxe maggiormente consigliato per via dell’ abbandono, quasi definitivo, delle atmosfere tipicamente glamour che pervadevano dischi come “Axe victim” (1974) e “Futurama” (1975) e dello stemperarsi della pomposità di “Sunburst finish” e “Modern music” (entrambi del 1976). “Drastic plastic” è frutto di