Violaspinto – indivenire (2011)

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Indivenire è la quarta prova (la seconda sulla lunga distanza) dei Violaspinto.

La band è attiva sin dal 2000, ma finora non avevo mai sentito nulla del quartetto lombardo, pertanto indivenire è ai miei orecchi come un opera prima. Questo comporta da una parte il vantaggio di approcciarmi all’ultimo lavoro dei Violaspinto senza nessun tipo di preconcetto, dall’altra parte porta però lo svantaggio di non avere nessuna idea del percorso di evoluzione fin qui maturato dal gruppo.

La musica proposta dai Violaspinto non è come potrebbe far supporre la bella copertina di indivenire qualcosa legata all’area gothic (al limite la sfiora), ma prende chiaramente ispirazione da Afterhours, Marlene Kuntz, CCCP e dalle nuove leve dell’indie brit-pop di ispirazione new e post wave (quindi quel mare magnum di nuove band influenzate da Echo & the Bunnymen, Smiths, Teardrop Explodes, ecc).

La particolarità di quanto ci propongono i Violaspinto è data da due cose fondamentali: la prima le sonorità in più di un caso dal gusto retrò (soprattutto la chitarra in clean e come va di moda ormai da tempo la batteria un po truzza anni ’70), infatti oltre che i CCCP potrebbero ricordarvi i Diaframma (Solite Illusioni in primis) o alcune cose dei vecchi Litfiba; la seconda lo stile di canto usato da Dylan Imberti (un pochino incerto sulle vocali lunghe e vagamente ecclesiastico in un discreto numero di parti, quelle cariche di maggior enfasi di solito) che a primo impatto, confesso, non ho trovato molto gradevole soprattutto nelle linee più melodiche tanto che viste certe parti dei testi ho pensato di trovarmi di fronte ad una band di ispirazione religiosa, mentre mi ha convinto decisamente di più nella parti più urlate e grintose. Dal secondo ascolto in poi però le cose cambiano è si riesce ad apprezzare meglio sia la voce di Dylan che quanto propostoci a livello di suoni, mentre l’idea dell’ispirazione religiosa non mi ha abbandonato del tutto, rimane il fatto però che a mio gusto il meglio i Violaspinto lo danno comunque sui brani più …..spinti, come ad es. Plexiglass o Apatica.

Ovviamente è abbastanza chiaro che i 10 brani che compongono indivenire non propongono niente di nuovo sotto il sole.

Concludendo, se a indivenire dei Violaspinto si concede più di una occasione d’ascolto e non si cerca la novità a tutti i costi diventa un album capace di farsi apprezzare (Apatica è davvero un bel brano, anche se avrei fatto delle scelte diverse come suoni, Solite Illusioni e Canali e Spirali sono brani che i fan dei Diaframma non dovrebbero farsi scappare) e di regalare bei momenti.

 

 

 

 

Mario (maggio 2011)

 

 

 

 

Tracklist:

 

1 – Apatica
2 – Cravatte e cucchiai
3 – Solite illusioni
4 – Il tuo segreto
5 – Canali e spirali
6 – Orano
7 – Madre universale
8 – Plexiglass
9 – Il dono (ninna nanna)
10- Schiava
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