Nils Frahm – Intervista

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Nils Frahm è un giovane ed eclettico musicista. Le sue composizioni al piano sono pieni di suoni dall’atmosfera sognante e, ascoltandole, ci si sente come in una bolla magica. La sua musica è qualcosa di nuovo e originale, caratterizzata da sperimentazione e creatività.

L’ho intervistato dopo aver recensito il suo ultimo lavoro “Felt.

 

1) Suoni il piano da quand’eri un bambino (avevi 3 o 4 anni, giusto?): quanto la musica ha influenzato la tua crescita? Hai imparato tutto da autodidatta o hai seguito lezioni da un insegnante?

Ho avuto un insegnante: si chiama Nahum Brodski ed è sempre stato molto gentile dandomi lezioni tutti I giorni. Ha sempre creduto nel mio talento e mi è sempre stato di supporto. Dopo un certo periodo di tempo ho iniziato a sentirmi troppo sotto pressione e così ho deciso di cambiare insegnante, iniziando a darmi più all’improvvisazione e allo studio della teoria.

 

2) Nei tuoi album è interessante vedere come non escludi nessun suono, come riesci a miscelare ogni minima cosa alla perfezione. Forse esagero dicendo che è come se i suoni fossero la tua band, ma questa è l’impressione che ho ascoltando la tua musica. Come decidi se inserirli o meno all’interno dell’album?

E’ impossibile non includerli nella musica, visto che ho deciso di suonare di notte in sordina. C’erano alcuni brani a cui non si addiceva per niente questo tipo di registrazione, ma invece di cambiare approccio ho cambiato la composizione dei pezzi in modo da omologarli allo stile dell’intero album. Ma hai ragione, vedo i suoni come una mia piccola band.

 

3) Sei uno di quelli che va a cercare l’ispirazione, oppure aspetti che arrivi da sola? Ti capita di sederti al pianoforte e sentirti svuotato, privo di idee, o riesci sempre a creare qualcosa?

Credo che le idee nascano da un duro lavoro, quelli che possono permettersi di non fare nulla finchè non vengono baciati dall’ispirazione sono fortunatissimi. Io non sono così: cerco di stare a contatto con la mia musica e di suonare il pianoforte tutti i giorni, e spesso non ho idee o ispirazioni per un nuovo brano. Ma ci sono momenti in cui le idee nascono da sole, e quando succede mi sento molto fortunato.

 

4) La tua musica è una sorta di musica classica reinventata in chiave moderna, è molto minimalista o sbaglio?

Lascio alla stampa il compito di etichettare la mia musica e forse sono la persona sbagliata a cui chiedere che genere di musica faccio, ma quando la gente la definisce classica moderna capisco da che background musicale proviene. La mia musica non si concentra sullo stile e sulla modernità, ciò che la rende speciale è che non nascondo mai nessun mio lato nei miei brani. Per me, esprimere determinate emozioni è molto più importante delle capacità tecniche, quindi il mio modo di suonare è molto intuitivo.

 

5) Hai deciso di pubblicare il tuo nuovo lavoro anche in digitale. Qual è il tuo rapporto con il web e con i media in generale?

Nils_Frahm___FELT_Press_Photo_by_Vanessa_Maas_web.jpgPrima o poi spero di poter ridurre drasticamente il tempo che passo al computer, ma accetto il fatto che ora come ora sia il modo migliore per comunicare con la gente. Quando ai Boards of Canada (gruppo scozzese di musica elettronica, ndr) venne chiesto dove pensavano stesse il diavolo nel mondo, risposero “in internet”. Ora, non fraintendetemi, non la penso in modo così drastico, ma la gente perde un sacco di tempo a parlare di cose futili e man mano, vivendo tramite internet, diventa sempre più isolata.

6) Hai in programma un tour europeo che tocchi anche l’Italia?

Verrò in Italia molto presto. Amo la gente, il clima, l’atteggiamento e il cibo, quindi aspettatemi!

7) Ultima domanda: che rapporto hai con le altre forme d’arte? La musica è la tua unica passione?

Oh no, sono cresciuto in un ambiente molto artistico, circondato da libri di fotografia e d’arte, letteratura e ogni tipo di musica. Quindi ho avuto un accesso semplice e naturale a tutti i tipi di arte sin dall’infanzia. I miei genitori mi hanno sempre incoraggiato a provare qualsiasi cosa e questo mi ha aiutato a guadagnare sicurezza in me stesso, non sono mai stati tipi che mi avrebbero obbligato a diventare dottore. Mi diletto anche in cucina, quindi vedo anche questo come forma d’arte, così come il preparare il caffè…

Elena Antolini, Gennaio 2012.

 

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