Ginevra Di Marco – Donna Ginevra (2009)

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Ginevra Di Marco sa interpretare la musica popolare senza banalizzare e senza intellettualizzare troppo.
Cammina sicura sul filo sottile senza presunzione mantenendo l’espressione semplice, e al tempo stesso profonda, dei sentimenti di gioia, malinconia, ambizioni e frustrazioni di un popolo (in televisione, si direbbe la ‘ggente’); e questo grazie ad una non comune capacità di entrare nel pezzo, di doti vocali invidiabili e di un produttore discreto ed efficace come Francesco Magnelli.

 

Donna Ginevra‘ è un nuovo passo nella direzione intrapresa dopo lo scioglimento dei CSI con ‘Stazioni Lunari prende terra a Puerto Libre‘ e tocca Cuba, la Bretagna, i Balcani. Poi l’Italia, unita idealmente da nord a sud, dai dialetti napoletano e toscano, dalle canzoni d’autore di Pino Daniele (‘Terra Mia‘) e Tenco (‘Io Sì‘).
Il pezzo di Daniele apre l’album ed è ben fatto ma alla fine è anche uno dei meno convincenti, mentre quello di Tenco è una prova vocale perfetta, essenziale nella tecnica, perfettamente in sintonia con il testo e l’arrangiamento. ‘La malcoltenta‘, ‘La maza‘, ‘Usti usti aba‘, giusto per citarne alcune, meritano tutte un ripetuto ascolto ma il picco dell’album è però ‘M’aggia a curà‘: un grido di dolore e di pazzia, una paranoica ricerca di aiuto contro la solitudine; un pezzo dove la credibilità dell’interpretazione è essenziale e dove la passione e l’equilibrio di Ginevra danno veramente i brividi.

 

Il crack delle banche‘ ed ‘In maremma‘, ognuno a modo suo, stanno a ricordarci che il mondo, in fondo, cambia poco. Il primo con l’atteggiamento impertinente e dissacratorio dello sberleffo al potente, di cui abbiamo perso il gusto; il secondo con la triste poesia del contadino che rappresenta allo stesso tempo un paese che non c’è più ed uno che esiste ancora, sia fisicamente che metaforicamente, di cui tutti ignoriamo o facciamo finta di ignorare l’esistenza.

 

L’album è uscito quasi un anno fa e ne parliamo, forse, in colpevole ritardo ma Ginevra Di Marco è un patrimonio della musica italiana. Che Dio ce la conservi ancora a lungo.

 

 

 

 

Andrea Barsanti (gennaio 2010)

 

 

 

 

Tracklist:

  1. Terra mia

  2. Usti usti baba

  3. M’aggia curà

  4. Il crack delle banche

  5. La maza

  6. Io sì

  7. Le figliole

  8. La malcontenta

  9. Au bord de la fontaine

  10. Ali Pasha

  11. In maremma

 

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