05-04-2011

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FRONTIER RUCKUS (USA)
 
in concerto
 
sabato 21 Maggio 2011
al TWIGGY di VARESE
 
i Frontier Ruckus si formano nel 2003, dalla collaborazione tra il cantante/chitarrista Matthew Milia e il suonatore di banjo David Winston Jones all’epoca del liceo, e da lì si imbarcano in un epico viaggio alla riscoperta del folk e del bluegrass e delle radici del sound chitarristico dell’America.
 
il primo disco e i primi riconoscimenti arrivano nel 2007 con “I Am The Water You Are The Pumping”, arrivando ad essere nominati la migliore folk band di Detroit dalle radio locali. a questo primo album fanno seguire immediatamente due nuovi lavori, due nuovi lavori, rispettivamente nel 2008 e 2009 l’album “The Orion Songbook” e l’ep “Way Upstate and the Crippled Summer, part 1” che permettono alla band di giungere finalmente in tour in Europa, dopo aver visitato in lungo e largo l’America.
 
è però con il 2010 che i Frontier Ruckus si affermano come una delle migliori band del loro genere. arriva il terzo album “Deadmalls and Nightfalls” e i giornalisti di Rolling Stone americano, dopo averli visiti esibire al Bonnaroo Music Festival li indicano come uno degli show fondamentali del festival facendoli aumentare ancora di più visibilità. nel 2011 saranno finalmente per la prima volta in Italia, per un’esibizione al Twiggy di Varese, i cui titolari già nel 2008 avevano visto lungo su di loro, segnalandoli come una delle promesse future del genere.

nEw liFe promo
in collaborazione con Bronson Produzioni e Circolo degli Artisti presenta:
 
AVI BUFFALO (USA)
 
in concerto
 
venerdì 22 Luglio 2011
all’HANA-BI SUMMER FESTIVAL di MARINA DI RAVENNA (RA)
 
sabato 23 Luglio 2011
a TBA in ROMA

Sbarbini e sbarbine del mondo unitevi intorno ad Avi Buffalo! Quando la doppia coppia di Long Beach, California, firmava un contratto con la Sub Pop, sosteneva di avere dalla loro canzoni che gravitavano «nell’area del non convenzionale». Difficile credere a un’affermazione così, ma l’album d’esordio (Avi Buffalo) ha dato ragione alla piccola band, già diventata the next big thing oltreoceano, e qui da noi in procinto di esserlo.

In un momento in cui la musica non se la fila quasi più nessuno, Avigdor Zahner-Isenberg leader chitarrista e cantante del gruppo, Sheridan Riley (batterista), Arin Fazio (22 anni – il “vecchio” del gruppo, al basso) e Rebecca Coleman (tastiere e voce) sembrano aver trovato la formula magica della freschezza pop. Scrive il Los Angeles Times: “Questo è pop nella sua forma più intricata e meticolosa!”; NME incalza: “Avigdor Zahner-Isenberg è il migliore autore di canzoni di tutto l’indie Usa”. Un senso di intrigante poesia urbana pervade l’album. «Una raccolta di casini romantici e tutto quel che ci sta intorno», dice il batterista Sheridan Riley delle canzoni di Zahner-Isenberg. E aggiunge: «Avigdor è, senza alcun dubbio, un pensatore».

Avigdor non è però soltanto un talento emergente: «La depressione è una costante della mia famiglia», racconta. «E tutto ciò che volevo era essere uno dei Led Zeppelin. Poi in terza liceo ho scoperto i Wilco e la mia vita è cambiata». Insieme alla sua è cambiata anche quella dei tre compagni di avventura, che lo hanno stoicamente seguito.

E pure alla Sub Pop si sono messi tutti in fila dietro i ragazzi: evitando di pensare solo in termini di vendite, l’etichetta ha visto nel giovane talento di Avigdor qualcosa di speciale, e nella band la sua logica prosecuzione. «Prendete il suo stile chitarristico», spiega Tony Kiewel, capo del dipartimento A&R della Sub Pop al Los Angeles Times, «e realizzerete che quello di Avigdor è un talento piccolo ma smisurato. Non pensa in chiave di accordi, ma di segmenti jazzistici».

Tutto ciò calato in un’atmosfera totalmente californiana, misto di sunshine pop e psichedelia mellow. Come i meno fortunati The Skygreen Leopards a San Francisco, gli Avi Buffalo lavorano molto bene sulle armonie vocali, da sempre arma segreta per un pop di qualità. Specie quando vengono coniugate a testi capaci di far raggiungere in pochi istanti all’ascoltatore un mood totalmente distante dal resto: una bolla di isolamento dal quotidiano (e al riguardo, aggiunge ancora Tony Kiewel: «Quando ho provato a fargli delle domande sui testi, mi ha guardato come se fossi un pazzo, e mi ha detto che gli vengono così, non sa neanche lui come».

E il buzz intorno alla band, si chiederà qualcuno, è veramente meritato? La risposta è affermativa. Il loro segreto è semplice: hanno 20 anni, ma suonano come se ne avessero 35. L’energia dei debuttanti e l’esperienza dei veterani: ritorno al futuro con beneficio di miglioria.

nEw liFe promo
in collaborazione con Estragon e Auditorium Flog
presenta:
 
FISHBONE (USA) – due date in Italia a Maggio!
 
 
sabato 7 Maggio 2011
a AUDITORIUM FLOG di FIRENZE
 
I Fishbone sono la storia dell’alternative e funk americano, formati da Angelo Moore nel 1979 a Los Angeles nella stessa zona da cui sono uscite band del calibro di Red Hot Chili Peppers e Jane’s Addiction, con influenze nel loro sound di molti altri generi, come lo ska, il punk, il reggae e l’heavy metal, e sono gli inventori di un genere di grande successo e originalità. Una rivoluzione nata da idee semplici che cambiò di fatto la geografia musicale della musica popolare degli anni 80 e 90.
 
Il frenetico, esuberante, strabordante omonimo EP d’esordio per la Columbia, rimane una pietra miliare di questo genere di musica nera per adolescenti bianchi. Lo spirito e` quello dei Madness, e la poderosissima cadenza ska della sezione ritmica fornisce l’ossatura di tutti i brani, ma ciascuno vi innesta sopra un festival di trovate comiche e al tempo stesso orecchiabili. 

Il sound e`, in generale, duro e compatto, senza che cio` sminuisca il vero talento del combo: quello di fondere liberamente e in misture sempre diverse le bande marcianti di New Orleans, le orchestrine ska, i gruppi doo-wop, il gospel, lo spiritual, il soul, il funk. E` in questo funambolismo stilistico che ha modo di risaltare il virtuosismo dei singoli strumentisti. La batteria, in particolare, e` un vero tour de force, uno show di gran classe, che funge da colla per questo mosaico disgregato di spunti. Altrettanto catalizzante e` il timbro profondo del basso.

Incerti fino alla fine se diventare i Chicago del dopo-punk o i Camper Van Beethoven della musica nera, i Queen del funk o i Clinton dell’heavymetal, i Fishbone non sono riusciti a mettere a frutto un’intuizione preveggente. Forse, per inseguire le mode e per accontentare gli intellettuali neri, sono sempre rifuggiti da quella che e` la loro vera missione: il divertimento spensierato.

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