ROBYN HITCHCOCK “Uncorrected personality traits” (1997)

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Da sempre Totem e debolezze fanno parte del bagaglio tipico del fan della Pop Music il quale, a detta di qualcuno, dovrebbe essere un animale triste e un po’ strano (io però rammento momenti di incontenibile entusiasmo e i pomeriggi interi trascorsi ad ascoltare dischi, gli scambi delle preziose copie di materiali da carbonari e le passeggiate con i radioni dalle pile grosse avevano ben poco di triste). 

Fra tutti, Hitchcock era il Totem più buffo e da un certo momento in poi è stato un compagno di viaggio divertente ed affidabile a cui si poteva perdonare qualche passaggio a vuoto. Domenico ci scherza sempre su ed affida ad un’ipotetica compilation la risoluzione della questione. Così come per Julian Cope (altro scoppiato evergreen), prelevando i 2-3 momenti più belli dai singoli 33 giri e combinandoli a piacere, scatterai la foto che, a quel punto, sarà la migliore immagine possibile.

L’uscita di “Uncorrected personality traits”, best of curato personalmente dall’autore, sembra fatta apposta per far due chiacchiere amabili, cercando di sintetizzare la sua carriera dagli inizi come solista fino ai giorni nostri (l’ultimo disco da studio nel momento in cui scrivo è Moss elixir).

La compilation in questione, tuttavia, privilegia il periodo delle incisioni sotto l’egida della Midnight Music e della Glass Fish suggerendo l’indicazione di un vero e proprio periodo aureo che possiamo circoscrivere al triennio 1984-1986.

Ed in effetti, a ben vedere, la trilogia costituita da I often dream of trains (1984), Fegmania!(1985) e Element of light (1986) rappresenta al meglio la sua maturità e la sua produzione maggiore (anche se non mancherà in futuro l’ottima eccezione di Queen Elvis a stemperare il giudizio, penso che su questo punto anche i fans meno incalliti possano convenire).

Sono tutti e tre dischi ottimi: quello migliore dal punto di vista Pop sembra essere Fegmania! mentre un discorso a parte merita I often dream of trains che ha natura e personalità particolari e si colloca come un unicum a sé stante nell’intera produzione.

E’ un disco essenzialmente acustico con il ricorso sistematico alla 6 corde, ad un piano che immaginiamo verticale e che si nutre di una concezione minimalista dal sapore intimista-autunnale. Un disco coraggioso che esce quando in Inghilterra il neo-Pop di Smiths, Prefab Sprout, Style Council e Everything but the girl (per citare i riferimenti più noti) canta di tutte altre cose poggiandosi su istinti diversi e, soprattutto, avvalendosi di suoni diversi.

Il fascino che sprigiona da I often dream of trains non deriva solo dall’estetica parca del vestito che indossa, è proprio la stoffa che è di grande qualità e che consiglio caldamente senza alcun dubbio.

Robyn, in qualche modo, serberà nel cuore quest’esperienza ma il tentativo di dare un figlio a cotanto padre (con un disco che si intitolerà Eye) non diede i frutti sperati (tutt’altro che un brutto disco però, non fraintendetemi..). Oltretutto Eye rappresenta quasi un’anomalia perché concepito e pubblicato in una seconda parte di carriera che lo vede sotto contratto con la potente A&M.

Inaugurato da Globe of frogs, questo periodo vedrà Hitchcock incidere altri 4 dischi, oltre ai già citati Eye(che però fu pubblicato da un’etichetta minore come la Glass Fish) e Globe of Frogs (buono ma non esaltante), i due dischi migliori sono del 1989 (Queen Elvis davvero bello e convincente) e del 1991 (Perspex island ottimo). A corrente alternata, (ma con alcune frecce che meritano apposito scudo) Respect chiuderà, nel 1993, il rapporto contrattuale con la A&M.

Questo per quel che riguarda la produzione tradizionale, c’è però anche una serie di dischi che raccolgono gli episodi rimasti fuori dagli album in Studio e per quanto contengano anche selezioni non trascendentali e veri e propri scherzi (e pur sempre un mattacchione il ns. Robyn), dischi come Invisibile Hitchcock (del 1987) e You & Oblivion (del 1995) contengono chicche di un certo spessore (di getto e a memoria mi viene in mente “Birdshead” tra i migliori risultati della collaborazione HitchcockBuck (sì, il chitarrista dei R.E.M. 🙂 ).

Anche il disco dal Vivo, Gotta let this hen out!”, che chiude non solo idealmente il periodo Midnight, è molto bello e varrebbe da sola una fulmicotonica versione del classico dei Soft Boss “Kingdom of love” a giustificarlo.

Però mi rendo conto che si tratta di materiale adatto più all’appassionato senza speranza che non a chi vuole avvicinarsi con circospezione.

Jim Neill, che cura le note contenute nel libretto allegato a Uncorrected personality… appartiene alla prima categoria così come Rick Gershon che ebbe in premio una copia di Underwater Moonlight dal Suo negoziante, sfinito dai ripetuti ascolti, a patto che non mettesse più piede nel negozio.

Ancor più interessanti le didascalie che riportano aneddoti e genesi dei pezzi (lascio a Voi il piacere della lettura) tra cui quella più divertente che vuole Robyn Hitchcock scarso consumatore di LSD perché per Lui ci avevano già pensato i suoi eroi musicali degli anni ’60.

Cos’altro aggiungere?

Nulla di più se non che forse questa non è la compilation che avrebbe voluto Domenico, ma se serve ad introdurvi nel bizzarro mondo di Robyn Hitchcock, allora come dice il Sig. Peter Bilderback, segnatevi la data sul calendario.

 

 

 

 

Anto (1997)

 

 

 

 

Tracklist:

 

1. Bass
2. Fifty Two Stations
3. Acid Bird
4. Egyptian Cream
5. Uncorrected Personality Traits
6. Heart Full of Leaves
7. The Man With the Lightbulb Head
8. Queen Elvis II
9. She Reached for a Light
10. Airscape
11. My Wife and My Dead Wife
12. Night Ride to Trinidad
13. Raymond Chandler Evening
14. Linctus House
15. Beautiful Girl
16. Heaven
17. If You Were a Priest
18. Autumn Is Your Last Chance
19. City of Shame
20. Nocturne

 

 

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