PRIMUS “Pork soda” (1993)

 

Porksoda.jpgEra apparso del tutto lecito a chi scrive, all’indomani di Sailing the seas of cheese, domandarsi la direzione che avrebbero preso i Primus alla luce della conferma del loro grande status inaugurato dal fenomenale Frizzle fry.

Dove e in che modo il terzetto di Frisco Bay avrebbe convogliato le sue funamboliche capacità? 

La risposta datata 14 Aprile 1993 arriva decisa e perentoria perché con Pork soda risultano senz’altro chiare le intenzioni, definitivi i comportamenti e ancor più radicali le scelte.

Pork soda” però, più che di difficile ascolto (che pure è!), è disco di difficile assimilazione; in esso i Primus sembrano seguire contemporaneamente sentieri di evoluzione ed involuzione: si evolvono infatti nel tentativo di portare alle estreme conseguenze il loro “verbo” ma paradossalmente questo sembra fargli fare un passo indietro nella misura in cui l’impalcatura scheletrica ed i suoni asciutti rendono il discorso talmente scarno da sfiorare l’impotenza.

Se così è, difficilmente riuscirete ad ascoltare Pork sodatutto di un fiato, risultando invece un ascolto a piccole dosi il modo migliore per avvicinarvisi; del resto basterebbe da sola l’iniziale My name is Mud a farvi desistere: con un’unica secca battuta in simbiosi tra basso e batteria, un timido cenno di voci e qualche intervento sbilenco di Larry Lalonde alla chitarra, quest’osso ben levigato ben rappresenta la natura del disco ed è perfetto come biglietto da visita. Certo è un estremo oltre il quale non so cosa possa esserci e nel resto del disco non viene oltrepassato prova ne siano gli altri significativi momenti tra i quali vanno segnalati Welcome to this world (quasi una tarantella impazzita dalla strofa geniale con l’ausilio di un doppio basso); Bob (blues fatto a pezzi e ricostruito quasi a voler simulare il passo faticoso di uno storpio) e DMV che deriva dalla ricerca “fusion” il riff portante di un basso computerizzato suonato straordinariamnete da Les Claypool.

Alla fine “Pork soda resta disco cattivo e difficile che necessita di un po’ di pazienza, se non ne avete lo troverete pesante come il lavorare dopo il pranzo della domenica.

Resta però assodato che il terzetto di San Francisco rappresenta oggi una delle espressioni più stimolante e poco propensa ai compromessi che possiate trovare nella musica alternativa.

 

 

 

Anto (1993)

 

 

 

 

Tracklist:

  1. “Pork Chop’s Little Ditty”
  2. “My Name Is Mud”
  3. “Welcome to This World”
  4. “Bob”
  5. “DMV”
  6. “The Ol’ Diamondback Sturgeon (Fisherman’s Chronicles, Pt. 3)”
  7. “Nature Boy”
  8. “Wounded Knee”
  9. “Pork Soda”
  10. “The Pressman”
  11. “Mr. Krinkle”
  12. “The Air Is Getting Slippery”
  13. “Hamburger Train”
  14. “Pork Chop’s Little Ditty”
  15. “Hail Santa”

 

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