LES TAMBOURS DU BRONX – Live Report

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Cagliari, 4 ottobre 2008, Auditorium del Conservatorio Comunale

 

Ritmi frenetici, percussioni tribali e selvagge, un suono che sembra emergere dalle viscere più profonde della città, il tutto condito da sonorità che attingono alla techno, all’hardcore, alla tribal dance. 

Benvenuti nel Bronx, periferia alle porte di Parigi dove qualche decina di musicisti vent’anni or sono ha iniziato a fare musica sui bidoni.

E non per modo di dire: direttamente dalla strada arrivano sul palco venti bidoni in latta, tamburi da 225 litri del tipo “Monostress”, trasportati in giro per il mondo con camion e dipinti dai musicisti stessi prima di ogni live.

Siamo a Cagliari, auditorium del Conservatorio Comunale: uno spettacolo che si preannuncia adatto più a uno scenario industriale che a un elegante salone con illuminazione tenue e poltroncine in velluto è quello dei Tambours du Bronx, organizzato dalla Vox day nell’ambito della rassegna Karel Music Expò.

Si spengono le luci, salgono sul palco quattordici percussionisti, armati di grosse bacchette in legno, e ha inizio il delirio. Due ore di delirio, per l’esattezza, dove il pubblico dimentica di trovarsi dentro un conservatorio di musica e viene trasportato dalla frenesia a cui i Tambours du Bronx danno incredibilmente vita, si immerge nel suono delle fabbriche, ritmo metropolitano da cantiere dove ogni gesto, ogni azione è puro e semplice istinto. E ce lo insegnano gli stessi musicisti, che invitano più volte la platea a rispondere, muoversi, a batter le mani, a urlare, a rincorrere la travolgente onda percussiva che viene fuori dal palco.

Impossibile descrivere come dai bidoni possano uscire trame sonore così articolate: frutto di un attento studio sui tempi, i movimenti, l’impatto sul metallo e i punti di percussione. Quattordici corpi in azione che diventano un tutt’uno con gli strumenti, ingranaggi di un unico meccanismo che restituisce un suono grezzo e sublime al tempo stesso, accompagnato dall’ottimo lavoro sull’impianto luci, parte imprescindibile dello spettacolo.

Insieme ai percussionisti si muovono i tre alle macchine elettroniche che manovrano batteria, campionamenti vocali e strumentali creando un’atmosfera avvolgente, apocalittica a tratti.

Lo spettacolo restituito dai Tambours du Bronx non è solo concerto dal vivo ma una vera e propria esperienza fisica, sensoriale, catartica.

L’ultima mezz’ora i musicisti invitano il pubblico ad abbandonare le poltrone, tAMBOURS2.jpgad avvicinarsi sotto il palco nonostante i divieti degli uomini della sicurezza: gli spettatori abbandonano i posti numerati e si lanciano in danze sfrenate al ritmo dei tamburi.

Omaggio finale per il pubblico sono le centinaia di bacchette, intere o spezzate nell’impatto delle percussioni.

E non è finita: gli spettatori più fortunati che abbandonano l’auditorium portando via sottobraccio come souvenirs, per la verità con un po’ di fatica, i bidoni utilizzati durante la performance.

 

 

 

 

Francesca Mulas (ottobre 2008)

 

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