JUNE OF 44 “Tropics and meridians” (1996)

 

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Incuriosito dalle favorevoli impressioni dettate da buona parte della critica e dal loro inconsueto nome mi procuro il secondo album dei June of 44 nella speranza di azzeccare l’acquisto giusto e magari di festeggiare la fine del mio personale periodo oscuro(*).

La storia di questo gruppo e delle sue origini non è parca di informazioni e ognuno dei componenti ha già alle spalle trascorsi significativi che cerco di sintetizzare di seguito con l’aiuto dei normali mezzi a disposizione.

E dunque, i componenti dei June of 44 provengono da diverse aree degli Stati Uniti (segnatamente da Louisville, Chicago e Washington D.C.) ed hanno inciso sotto questa sigla un primo disco dal titolo Engine Takes to the water (del quale, come direbbe Paolo Conte, non so un tubo). Hanno alle spalle esperienze di gruppo consolidate, seppur in periodi limitati e ristrette ad un circuito di nicchia, con in comune il presumibile filo conduttore della ricerca; sono in quattro: Jeff Mueller, cantante e chitarrista fondatore dei Rodan; Fred Erskine, bassista già operativo con Hoover e Crownhate Ruin; Sean Meadows, voce e chitarra con all’attivo partecipazioni con Sonora Pine e Lungfish; Dough Sharin, batterista già nei Codeine e al momento coinvolto dai Rex e dal Progetto Him.

Si parlava di ricerca poc’anzi e di un filo conduttore financo geografico, visto che spesso si circoscrive all’<Area di Louisville> il potenziale di una vera e propria scena, appetibile più dal punto di vista critico che non di riscontro in termini di visibilità.

La musica dei June of 44 non è particolarmente complicata ma certamente non è neanche facilmente digeribile: spigoli ben definiti, formato canzone quasi del tutto assente, prevalenza nel processo creativo della jam come fattore propulsivo. Spunti armonici in cellule che presumo vengano definite con questo tipo di approccio che, seppur rumoroso, mira ad esaltare il gioco delle pause e dei silenzi.

Disco chiaramente alternativo, Tropics and meridians annuncia che comunque qualcosa negli States si muove e segnala i June of 44 come gruppo interessante e poco propenso alla piaggeria (anche underground) ma la cervelloticità che trapela in alcuni momenti del disco e che contraddistingue la loro proposta non favorisce una digestione equilibrata.

 

(*) Iniziato dopo l’ascolto di “Pony express record” degli Shudder to think

 

 

 

 

Anto (1996)

 

 

 

 

Tracklist:

 

1. Anisette
2. Lusitania
3. Lawn Bowler
4. June Leaf
5. Arms over Arteries
6. Sanctioned in a Birdcage

 

 

2 Comments

  1. Sergio

    Ciao Anto
    è da più di un anno che non leggiamo i tuoi interessanti articoli “storici”…
    a quando nuove puntate?
    a quando i grandissimi dischi della new wave?

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