Vincitori del premio della critica della BBC con il loro disco d’esordio “A livingroom hush“, i Jaga Jazzist tornano con un nuovo disco dopo 5 anni dal loro ultimo lavoro in studio, quel “What we must” che si guadagnò a buon diritto l’ascesa all’Olimpo dei dischi di quell’anno.
“One armed bandit“, questo è il titolo del loro ultimo lavoro, è il ritorno di una band di cui sentivamo effettivamente la mancanza, un gruppo in continua evoluzione, che non s’è mai fermato e che non ha perso la voglia di sperimentare e di divertirsi.
Cinque anni sono tanti, ma di certo il disco che ho tra le mani è tutto quello che ho sempre desiderato di voler ascoltare dai Jaga Jazzist: un disco rifinito in tutti i suoi particolari, a partire dal package che nella sua essenzialità vuole indirizzare l’ascoltatore al cuore del progetto, quella musica che troppo spesso viene dimenticata dalla maggior parte dei musicisti stessi, ormai privi di stimoli e interessi da spendere nella sperimentazioni.
La presenza di Fela Kuti è viva e forte in tutto il cd, come se, in qualche modo, l’artista nigeriano volesse dare la sua benedizione e seguirlo con amore senza voler interferire con il lavoro di questi ragazzi che, pur avendo i capelli biondi e gli occhi azzurri, hanno nel loro sangue il dna del mai compianto abbastanza re dell’afrobeat.
Tracce come “Banafleur overalt” e “Music! Dance! Drama!” sono, a mio modesto parere, il futuro del jazz contemporaneo e dimostrano che la strada intrapresa dai Jaga Jazzist sia quella da seguire per impedire stagnazioni di idee del genere stesso.
“One arme bandit” è un disco che tutti i jazzofili dovrebbero avere nella proprio discoteca personale, per la sua forza e visionarietà, una dote che non tutte le band ultimamente, dimostrano di possedere.
Da avere.
Andrea Murgia (febbraio 2010)
Tracklist:
1. The Things Introduces…
2. One-Armed Bandit
3. Bananfluer Overalt
4. 220 v/Spektral
5. Toccata
6. Prognissekongen
7. Book of Glass
8. Music Dance Drama
9. Touch of Evil
D Wave