Broken Social Scene – Live report @ Magazzini Generali Milano (2010)

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Qualche mese fa avevo pensato di andare a vedere gli Arcade fire a Bologna. Poi avevo sentito il disco ma non mi aveva convinto e allora niente trasferta bolognese.

Mentre un po mi dispiacevo per questa mancanza, mi era capitato di leggere su un blog di musica che seguo spesso, che tutto sommato il concerto più atteso del fantasmagorico universo indie sarebbe stato quello dei Broken social scene.

A me Forgiveness rock record era piaciuto davvero tanto e non potevo che essere d’accordo.

Così, eccomi qui, in una Milano che mi accoglie con una nebbia densissima che quest’anno a Torino non non si è ancora vista.

I Magazzini Generali me li immaginavo più grandi.

Dentro stanno già suonando i Picastro e la maggior parte della platea non gradisce particolarmente il loro afflato soporifero. A me pare facciano una buona commistione fra la dolcezza alla Emiliana Torrini e una vaga rabbia grunge.

I Broken social scene salgono sul palco in 9. Kevin Drew, cantante, fondatore e membro stabile di questo variabile collettivo di musicisti, sembra un giovinetto con il cappuccio tirato su ma poi dimostrerà i suoi 34 anni suonati.

Si parte con World sick prima canzone e anche primo singolo dell’ultimo album e si continua per due ore fra vecchio e nuovo attraversando i loro quattro dischi a partire da Feel good lost per passare inevitabilmente dall’omonimo Broken social scene del 2005 da cui pescano, fra le altre, una energica 7/4 (shoreline) .

Da subito è evidente che a prevalere è il lato rock, particolare non scontato dato che sui dischi spesso a predominare non è tanto l’energia quanto la creazione di atmosfere.

Dal vivo sono particolarmente epici e la vicinanza a gruppi come i Motorpsycho è a tratti esplicitamente dichiarata. D’altra parte già dalla registrazione in studio un pezzo come Forced to love aveva messo una pulce nell’orecchio ma è dal vivo che l’apertura ariosa del ritornello fa pensare al gruppo norvegese.

Le tessiture elettroniche, comunque, non mancano. Basti pensare a Anthems for a seventeen year-old girl cantata con ugola sensualissima e “riverberata” da Lisa Lobsinger, per l’occasione vestita e pettinata da casa nella prateria, o a The sweetest kill che viene presentata come “really powerfull ballad”, uno dei momenti più ricchi di pathos dell’intero concerto.

Nonostante sulla scaletta ci sia scritto Ibi, di questa canzone, ahimè, non ci sarà traccia.

Si chiude invece con la lunghissima It’s all gonna break e chitarre e basso esposti come armi al pubblico.

Era proprio il concerto dell’anno.

 

 

 

 

Claudia Pinna (novembre 2010)

 

 

 

 

Tracklist:

WORLD SICK
TEXICO
7/4
FIREEYED
FORCED
ALL TO ALL
STARS
CAUSE
SWEETEST
HOTEL
ARTHOUSE
GUILTY
SUPER
ANTHEMS
UNGRATEFUL
LOVERS
KC
MEET ME
SUN
WATER
IBI/BREAK

 

 

 

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