SUGAR “Beaster” (1993)

Forti di un insperato successo in terra d’Albione, grazie ad un 45 giri di buona presa (“Changes”) e ad un 33 giri di omogenea qualità (“Copper blue”), tornano gli Sugar di Bob Mould che, per una volta, si trova nella scomoda posizione di dover fronteggiare problemi di opportunità commerciali del tutto naturali visto il breve

LABRADFORD “Labradford” (1996)

  Sette movimenti per quaranta minuti di musica, nessun titolo ed informazioni con il contagocce; sembra di essere tornati ai tempi dell’enigmatico rebus dei tre ragazzi immaginari, quando per scoprire i titoli delle canzoni occorreva associare le immagini del retrocopertina con le ipotesi riportate da un settimanale inglese.

SUEDE “Suede” (1993)

    La stampa inglese può andarne fiera e cantare vittoria: le oltre centomila copie prenotate e vendute in meno di una settimana sono dalla loro parte, ma spacciare i Suede come l’evento dell’anno sotto la patina dei “Nuovi Smiths”, bene questo vadano a raccontarlo ai tonti.

FIREHOSE “FromOhio” (1989)

    Sono passati solo tre anni da quando la casa di Mike Watt e gli uffici della SST Records venivano tempestati quotidianamente dalle telefonate di un ragazzotto dell’Ohio. Adesso (*) i Firehose sono diventati una splendida realtà del rock a stelle e strisce.

PRIMUS “Pork soda” (1993)

  Era apparso del tutto lecito a chi scrive, all’indomani di “Sailing the seas of cheese”, domandarsi la direzione che avrebbero preso i Primus alla luce della conferma del loro grande status inaugurato dal fenomenale “Frizzle fry”. Dove e in che modo il terzetto di Frisco Bay avrebbe convogliato le sue funamboliche capacità?