Spread – Anche i cinghiali hanno la testa (2009)

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L’ho scritto ormai più di un anno fa che il 2009 secondo me ci avrebbe regalato dei bei dischi.

Per mia somma gioia questo auspicio si è avverato.

Tra i tanti bei dischi del 2009 c’è anche il 1° album dei bergamaschi Spread, Anche i cinghiali hanno la testa. Album completamente autoprodotto che gli Spread sfornano dopo tanti anni di concerti, due demo e diversi cambi di formazione.

In questo disco gli Spread mettono davvero tanta roba, ovviamente visto il titolo anche una certa dose di furia animale ma non solo. Infatti l’album presenta 9 tracce + 1 fantasma che alternano momenti furiosi a momenti più intimi o sperimentali, 9 tracce in cui le band di riferimento/ispirazione sono decisamente le più variegate. Per cui potrete trovare brani in cui il riferimento sono chiaramente i Soundgarden, altri invece dal sapore fortemente blues-rock, altri ancora di sapore wave che ricordano da un verso le sperimentazioni dei Tuxedo Moon e da un altro la wave più malinconica, altri in cui l’impronta è più metal ed altri di derivazione Motorpsycho. Decisamente bella la cover di Come Together dei Beatles resa quasi irriconoscibile dagli Spread, interessante anche l’altra cover ovvero Clap Hands di Tom Waits contenuta nella ghost track.

Ci sono però due cose che debbo assolutamente sottolineare: uno è la bella voce di Roberto Longaretti che in più momenti ricorda Chris Cornell con una differenza fondamentale però, e qui arriviamo alla seconda cosa, Roberto a parte le cover canta in ITALIANO. Eh si un conto signori miei è imitare il buon Cornell in inglese, un conto è usare uno stile simile al suo cantando nel nostro idioma.

Già solo per questo gli Spread meritano un plauso.

Poi i testi possono piacere o non piacere, però almeno gli Spread non si nascondono dietro una lingua straniera sapendo benissimo che la stragrande maggioranza di chi ascolta non capendo immediatamente il testo pone l’orecchio esclusivamente alla musicalità ed espressività della linea vocale e quindi salvandosi da facili critiche, qui al contrario gli Spread rischiano e osano laddove molti altri invece rifuggono con la facile scusa che l’italiano non è adatto alla musica rock. Beh signori ascoltate Roberto Longaretti su questo album, oppure ascoltate un qualsiasi album dei Il Teatro degli Orrori o dei Maniscalco Maldestro per non parlare poi dei veterani Marlene Kuntz o Afterhours o per rimanere in tema cantanti che si ispirano a Chris Cornell i Deasonika fino ad arrivare ai concittadini degli Spread cioè i Verdena, ecco ascoltateli e poi ditemi ancora che l’Italiano non è adatto alla musica rock alternativa, metal e così via dicendo.

Molti vi diranno che su Anche i cinghiali hanno la testa non c’è nulla di nuovo che anzi siamo vicini al plagio, che è meglio ascoltarsi gli originali, può darsi ma sia come sia secondo me gli Spread hanno dato vita ad uno dei più bei album di questo 2009 (fatto tra l’altro solo con le loro forze, completamente autoprodotto senza l’appoggio di nessuna label e non è un particolare da sottovalutare) che ci mostra una band che intelligentemente guarda al passato per guardare al futuro e la scelta delle cover ho idea che sia abbastanza illuminante di ciò, se poi questo in qualche caso significa “copiare” dei riff di chitarra, dei giri di basso o dei groove di batteria credo che quasi nessuno sia senza peccato (ricordate ad esempio la querelle NirvanaKilling Joke? ma ce ne sarebbero migliaia di esempi). Poi come ormai si dice da millenni i gusti son gusti, perciò se per altri gli Spread dicono poco e nulla per me invece dicono assai.

Album assolutamente consigliato.

 

 

 

 

Mario (febbraio 2010)

 

 

 

 

Tracklist:

01. Tum l’aspirapolvere
02. Sinfonia n.1
03. Spremute di cazzo
04. Sinfonia n.2
05. Together come
06. Candida
07. Cova l’Arabia
08. Flambè
09. Faccia di bronzo
10. Traccia fantasma

 

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