Meat Puppets – intervistati dai Love in Elevator e photo report

 

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I paranoici non sono paranoici perchè sono paranoici, ma perchè continuano ad infilarsi da sè, cazzuti idioti, deliberatamente in situazioni paranoiche.” Thomas Pynchon

 

 

 

Siamo da poco rientrati a casa dalle date con i Meat Puppets in occasione del loro ultimo tour italiano, quando tra le mail scorgo quella di Curt Kirkwood. Non ho bisogno di troppe parole per esprimere tutto il mio orgoglio per aver potuto condividere un’esperienza simile con questi esseri umani splendidi. E la mia gratitudine. Nella mail Curt mi informa del loro rientro in America ringraziando me e la mia band per aver condiviso con loro la strumentazione, per avergli agevolato tecnicamente il tour, ma soprattutto per aver reso quelle tre date una specie di vacanza tra amici, oltre che il piacere di aver condiviso il palco.

 

_MG_8900.jpgIn queste giornate abbiamo avuto l’onore di conoscere di persona Curt, il maggiore dei fratelli Kirkwood e il grande autore dei Meat Puppets. Cris, il bassista che dietro ad un immagine devastata nasconde umanità ed intelligenza immense. Shandon Sham, figlio di un leggendario Sham texano. E il mitico Dennis, il manager goloso di carne fiorentina.

 

_MG_8912.jpgDurante le notti che seguivano i nostri rispettivi show abbiamo albeggiato con loro nelle verande degli hotel e abbiamo parlato di tutto. Delle loro vite, di geografia, di Kurt Cobain, di Shakespeare, George Jones e di Thomas Pynchon. Una sera mentre cenavamo a Firenze mi sono dovuta alzare da tavola, non sono riuscita a finire di mangiare. Scoppiavo d’ansia, così ho preferito uscire e fare due passi. Prima di alzarmi Curt mi stava raccontando di come ora vive in Texas e di come è fondamentalmente solo. Suo figlio è il secondo chitarrista dei MP, ma non è potuto venire in tour in Italia perchè è stato arrestato per possesso di marjuana. E i suoi nipoti di conseguenza sono affidati ai servizi sociali. Questo non è figo da raccontare, né per lui né per me. Però è la realtà. E’ quello che si vive dietro alle canzoni. A quel punto non sapevo più distinguere se il magone che avevo dentro erano le mie paturnie o la passione che mi esprimevano i bellissimi occhi di Curt.

 

Quello che è emerso dalle nostre lunghe chiacchierate è che a tutti loro, me compresa, stanno profondamente sul cazzo le rock star di ogni sorta. I Meat Puppets non sono mai stati e mai saranno delle rock star. Eppure quando imbracciano i loro sgangherati strumenti e attaccano a suonare fanno salire la magia, anche senza la loro backline. Certi dettagli, come il suono imponente e i mega compressori, a loro non interessano. Fanno rock grezzo con strumenti poveri, e a parte qualche album prodotto in passato da major in cui si sono concessi il lusso di grossi studi di registrazione, registrano a casa su un piccolo multitraccia. Loro sono i navajo del rock. Polvere di stelle per l’anima.

 

Gli abbiamo chiesto come ci si poteva racapezzare ed organizzare le tournee negli anni 80, quando facevano parte della leggendaria SST. Non c’era internet, non c’erano cellulari. Come facevano?!

_MG_9017.jpgGuidavamo fino alla città dove dovevamo suonare e da una cabina chiamavamo il promoter che ci dava delle indicazioni, la maggior parte delle volte sbagliate…lui ovviamente la sapeva la strada, ma non sapeva come spiegarsi. Allora giravamo a lungo e a caso e quando arrivavamo in una parte della città particolarmente sgrausa, capivamo che eravamo quasi arrivati. Il punk a quei tempi avveniva in posti davvero marci. Beh, oggi abbiamo mezzi di comunicazione che ci rendono viziati e questo non è bene, ma una volta come cavolo facevamo senza? Continuo a chiedermelo spesso.

Comunque ci perdiamo ancora molto..anche questa sera a Roma non è stato facile anche se avevamo il GPS. Nei primi anni 90 ho guidato a lungo in Italia, e la prima volta che siamo arrivati a Roma è stato devastante! Un vero delirio apocalittico! Anche Londra è super complicata … e Boston.

 

Sono le 3 di notte inoltrate e siamo nella corte interna dell’hotel di Roma, un tizio ci spia dalla finestra di una camera, Dennis chiede “è Cris?” ma non è lui… Curt: “è uno yenkee…yenkees…c’è un motivo per cui la chiamano Nuova Inghilterra, e per fortuna non è il luogo da dove provengo io”.

 

Gli chiediamo se è orgoglioso di essere del sud, Arizona, e lui

ne sono felice, non orgoglioso. I texani sono orgogliosi, in Arizona c’è il deserto, non c’è una cultura di cui essere fieri. E’ un luogo culturalmente “vergine” ed è il motivo per cui se si parla d’arte, si parla dell’arte degli Indiani nativi d’America. Se ti piace il deserto, è uno dei posti più affascinanti del mondo. E’ uno dei più fragili ecosistemi dopo la Tundra Artica. Rocce, sabbia e montagne. E’ un territorio vergine, è un territorio incredibilmente affascinante, il caldo può arrivare a 45°, c’è spazio, tanto spazio, solo orizzonte, sarebbe impossibile non ricevere ispirazione da quel territorio. Ma più che altro, per scrivere la nostra musica, traiamo ispirazione dalle situazioni sociali, anche se non amiamo molto uscire a bere e fare quel genere di cose, piuttosto ce ne stiamo a casa a fumare e suonare..”

 

Curt ci racconta che ha cominciato a suonare grazie a sua mamma.

_MG_9071.jpgLei mi regalò il primo strumento, un clarinetto, ma lo volevo mollare era troppo incasinato, tuttavia a nove anni volevo comunque suonare uno strumento e pensavo che la chitarra fosse molto più facile. All’inizio pensavo bastasse toccare le corde per farla suonare e non schiacciarle per ottenere un accordo!!! A quel punto mia madre mi mandò a prendere lezioni da un musicista di flamenco molto bravo, da lui ho imparato ad arpeggiare, da un altro ragazzo poi imparai le progressioni veloci del jazz. Ho imparato molto presto a suonare, infatti al liceo ero spesso in imbarazzo con i compagni che cominciavano con i primi accordi perchè sapevo di essere ad un livello decisamente superiore. Ad un certo punto però ho cominciato ad ignorare totalmente la tecnica e a suonare quello che mi piaceva davvero, perciò il mio stile è una combinazione di entrambe le cose. A 17 anni poi ho cominciato a suonare in cover bands, per lo più disco anni 70. Roba stile Bee Gees.

 

Wow! Dai Bee Gees all’hardcore in un balzo!?

_MG_9192.jpgNon solo. Poi ho anche suonato in due band che facevano hard rock, ma sono stato cacciato da entrambe! Non ero abbastanza poser e francamente non me ne fregava assolutamente nulla. A dire il vero non so perchè ma sono stato licenziato da tutti i lavori che ho fatto, l’ultimo che ricordo è stato fare l’autista di scuola bus.

 

In America si può vivere di musica?

_MG_9137.jpgNo, no… non direi proprio. Per noi è stato possibile solo perchè viviamo tutti assieme, con i figli dei miei figli nella stessa casa che è, alla fine, una sala prove. Lavorare significa troppo annullare noi stessi, Derrick (primo batterista) comunque si aiutava consegnando le pizze a domicilio. Mi si chiedeva “ma tu come fai?”…boh… perchè dovrei sprecare il mio tempo a lavorare? E’ sofferenza per il cuore. Sai, abbiamo sempre vissuto con pochissimo, come topi, è questione di fare economia. Per me tutto ruota attorno alla band e alla musica, questo è quello che mi interessa. Questo è quello che so e che posso fare. Ci siamo sempre detti “ce la possiamo fare”.

 

Ti hanno mai chiesto “quando ti troverai un lavoro vero?”

Oh si, mia madre, le è sempre piaciuta la band, ma voleva che guadagnassimo del denaro. Ci ha sempre rimproverati di vivere come dei barboni, ma con la major, quando abbiamo iniziato ad avere visibilità internazionale e a comparire sulle copertine delle grosse riviste e a guadagnare un po’, allora era ok, da quel punto in poi era più serena.

 

Come è stato il passaggio da SST a major?

_MG_8915.jpgBeh, in verità non è stato così grave abbandonare l’etichetta, anche perchè loro si sono sempre occupati principalmente dei Black Flag. Alla fine, dopo vari tentativi a Los Angeles, siamo passati ad una major di Londra, il che ci ha aiutato moltissimo economicamente e ci ha vincolato molto con tour sopra tour, l’unica cosa spiacevole fu che a volte tornavamo a casa e la gente si lamentava di non trovare il disco (Forbidden Places). Però fu un periodo magico. Non è affatto vero che con le major sei fottuto. Molti sostengono che queste “corporations” abbiano il totale controllo dell’aspetto artistico, ma non è così. In 50 pagine di contratto non ce n’è una che parli di vincoli artistici, sai, dobbiamo pensare che si, è vero, le corporations hanno in un certo senso il controllo su di te perchè fondamentalmente ti pagano un sacco di soldi per fare i dischi, ma dobbiamo ricordarci che la maggior parte delle volte questa gente non ne sa niente di arte, ed è giusto che io faccia a modo mio, talvolta è successo che mi dicessero che un pezzo suonasse meglio in altro modo ed io rispondevo “certo, va bene” ma poi ho sempre fatto di testa mia, e come per magia le loro indicazioni andavano in fumo, ma manco se ne accorgevano. Il problema non sono le majors, ma la maggior parte degli artisti che lavorano con le majors. Hanno le peggiori motivazioni etiche possibili: diventare famosi e fare i soldi, e questo, ahimè, non ha nulla a che vedere col cuore e la musica. E comunque mi sono sempre fidato soltanto delle mie intuizioni, o di quelle dei miei compagni, e quando qualche manager ci distraeva dagli obiettivi, noi siamo sempre tornati sulla nostra strada.

 

Cosa ne pensate del DiY ?

_MG_9017.jpgBah, oggigiorno è soltanto un modo per essere alternativi. Se indossi i pantaloni in una certa maniera, allora si “oh wow” quello è indipendente! E’ soltanto un modo per sembrare alternativi. Anche il diy fa prodotti per essere venduti. Ricordiamocelo.

In ogni caso, nella vita, ragionare solo per soldi, è così stupido. Avere l’incubo di non avere soldi è stupido. L’importante per me è essere felici di quello che si fa, in ogni caso. L’importante è fare qualcosa al meglio delle tue possibilità. Io non faccio musica per essere stipendiato o rispettato o per essere considerato “grande” dagli altri. Il mio unico obiettivo è sentire che la mia mente è grande quando riesco a scrivere una bella canzone.

 

A questo punto entra in scena Cris, che fino a questo momento si stava scolando una bozza di vino a canna.

Attira la nostra attenzione chiamando Franz, per il quale ha una particolare simpatia, e si toglie la dentiera mostrandogli le gengive nude.

Vuole far parte dell’intervista, ma a quest’ora è un po’ amichevolmente “molesto” e provocatorio. La sera dopo ci avrebbe raccontato di sua moglie, morta di overdose, con uno strano riferimento alla “ragazza che veniva da Dolooth” e del carcere e di vari episodi tragici, ma stasera, quando gli chiediamo se avrebbe desiderato una vita più borghese, appunto, ci risponde così:

_MG_9253.jpgIo ho assolutamente una vita normale. Sono un orsacchiotto. Sono uno che si lamenta. Io sono come Shiva. L’energia di Shiva è amore assoluto e compassione. Shiva è il padre spirituale che sa e vede tutto ed esiste in tutto quello che vive, significa che è anche dentro di noi. Anche voi dovreste venerare Shiva. Prossima domanda?”

 

Non riusciamo a focalizzarci su altre domande, le uniche cose che percepiamo sono l’amore e la grande stima per suo fratello Curt, nonché “il cocco di mamma”, e l’odio profondo per Roger Waters:

ogni cosa faccia quell’uomo, si sente davvero troppo figo, non lo sopporto”.

 

 

Anna Carazzai – Franz Valente – Cristian Biscaro (Love in Elevator) aprile 2012.

 

foto di Riccardo Frabotta in esclusiva per Miusika.net

 

Meat Puppets – live @ Circolo degli Artisti (Roma 07/04/2012)

 

 

foto di Riccardo Frabotta in esclusiva per Miusika.net

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