Mano-Vega – nel Mezzo (2010)

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Ci sono diversi artisti che riescono a parlare al cervello partendo dalla pancia. E non è facile.

Ce ne sono altri che provano a parlare alla pancia partendo dal cervello. E questo è ancor meno facile.

Il rischio che si corre è quello di risultare troppo freddi, siderali, distanti.

Una delle poche band che conosco a cui sia riuscito di arrivare a questo risultato sono gli Wire, i quali ci sono arrivati gradualmente partendo dalla fase pancia-cervello attraverso il punk col meraviglioso e seminale Pink Flag (il numero di cover tratte da quest’album sono davvero tante, R.E.M., Henry Rollins e Minor Threat tra i tanti), passando per il fantastico Chairs Missing recuperando gli insegnamenti di Syd Barrett ed arrivando col capolavoro 154 alla fase cervello-pancia, diventando così in soli tre dischi uno dei gruppi fondamentali per definire il post-punk e per l’evoluzione del rock sperimentale.

Ci provano ad emularli in questo difficilissimo compito gli italiani Mano-Vega col loro primo album Nel Mezzo.

Nel Mezzo ha visto una lunga gestazione durata ben sei anni, che bisogna dire sono stati ben spesi. La musica che ci propongono i Mano-Vega ha, come credo si sia intuito dall’intro, dei punti di contatto con quella degli Wire. Infatti i Mano-Vega hanno deciso di nuotare nel periglioso mare del rock sperimentale che parte dai Pink Floyd e Hawkwind e passa attraverso la fondamentale opera degli Wire, incluso l’utilizzo sapiente dell’elettronica. A differenza però delle band citate i Mano-Vega hanno una minore propensione per il lato melodico, semmai propendono più verso il metal e l’industrial. Va da sé che la musica proposta negli otto brani che compongono Nel Mezzo non sia subito facilmente fruibile.

La cosa più importante, a mio avviso, però in questo album di debutto dei Mano-Vega non è la musica e la ricerca sonora ed espressiva intorno ad essa, ma decisamente i testi. I quali prendono spunto dalle filosofie esoteriche e da recenti studi sulla percezione sensoriale. Pertanto viste le tematiche, pur con le non poche dovute differenze ma anche con i dovuti punti di contatto prettamente musicali, vedo i Mano-Vega più vicini a band come i Malfeitor o i Killing Joke che non ai Nine Inch Nails, ai quali sarebbe assai più semplice accostarli.

Sentendo i testi, in italiano è bene sottolinearlo, si capisce abbastanza chiaramente come la musica (ed anche l’artwork dell’album) non sia che un corollario di ciò che la band parla nei suoi, ottimi, testi. Visto ciò la musica dei Mano-Vega non poteva che essere contaminazione di più stili musicali. Musica che prova sinesteticamente nella sua sideralità, e in più di un caso riesce, appunto a parlare alla pancia partendo dal cervello.

Concludendo i Mano-Vega ci hanno messo un sacco di tempo ad elaborare il loro sound e a comporre Nel Mezzo, il risultato di tanto lavoro è però decisamente lusinghiero e l’album pur non essendo di facile assimilazione, anzi forse proprio per questo, è assolutamente consigliato in particolare a chi voglia uscire dai soliti schemi e sia alla ricerca di un quid in più.

 

 

 

 

Mario (giugno 2010)

 

 

 

 

Tracklist:

  1. ondanomala

  2. la prova del Vuoto

  3. nel Mezzo

  4. Sfere

  5. sinestesia

  6. dal Rosso al Blu

  7. opus

  8. Magnum Opus

  9. dal Nero al Bianco

 

 

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