ELVIS COSTELLO & THE ATTRACTIONS “Trust” (1981)

“Trust” è il disco più spigoloso, sofferto e poco rassicurante del primo periodo di Costello. Inciso con i nervi scoperti, riciclato, a detta dell’autore, con “della roba vecchia” (peraltro di grande fattura: Watch your step e New lace sleeves sono stupende), forse un po’ discontinuo ma segnaletico, in alcuni passaggi, della maturazione che da lì

THE BEACH BOYS “The Beach Boys love you” (1977)

Durissimi gli anni ’70 per i Beach Boys, con pochissimo da ricordare (giusto i dischi fino ad “Holland”), imprigionati in una stasi creativa irreversibile, penosi per Brian Wilson costretto a letto e nelle mani di uno psichiatra. La foto all’interno della copertina di “The Beach Boys love you” dà un’ idea di

FRANK ZAPPA “Absolutely free” (1967)

Poco dopo la scomparsa di Frank Zappa, avvenuta nel 93, i critici del Manifesto, nel dedicargli un loro speciale (tra i pochi a farlo, e di questo occorre dargliene atto), si soffermarono in particolar modo su “Absolutely free”, disco che bissava, nel 1967, il già notevole “Freak out”. A ben donde ci si soffermava e

ELVIS COSTELLO “This year’s model” (1978)

  Il passaggio armi e bagagli e lancia in resta dalla Riviera Global Production di Jake Riviera alla Radar Records e l’ uscita del singolo “(I don’t want to go) to Chelsea” (con ingresso al n. 16 delle hit-lists) anticipano di poco l’ uscita di “This year’s model” secondo album di Elvis Costello, talento emergente

DAVID BOWIE “Stage” (1978)

Classico e puntuale ecco arrivare, a suggello del periodo berlinese, il più scontato dei doppi live per David Bowie. Operazione dozzinale già dal titolo, “Stage” ha molto del greatest hits per aficionados nonostante la prevalenza di brani dell’ultimo periodo e la consistenza di una band che vede Carlos Alomar e Adrian Belew alle

CRAWLING CHAOS “The gas chair” (1981)

In una giornata dal pallido sole invernale scovo, in una bancarella del mercatino di Senigallia sui Navigli Milanesi, questo oscuro disco datato 1981 dei Crawling Chaos intitolato The gas chair”. A suo tempo segnalato da Fabio Zucchella su Rockerilla e da Federico Guglielmi sul Mucchio, entrambi accomunati in quell’occasione dalla ragionevole intuizione di non catalogare

CHOIR INVISIBLE “Choir invisible” (1981)

Presumibilmente di San Francisco, per via dell’incisione per la Frontier Records, e per la presenza nei credits di Diane Zincavage (parente di Frank dei Romeo Void?), i Choir Invisibile esordiscono con un disco “Choir Invisible” fortemente derivativo che molto deve a gruppi d’ oltremanica come Roxy Music e Magazine dai quali recuperano, oltre allo spleen

BRAND X “Do they hurt?” (1980)

In perfetta media (inglese), i Brand X sfornano il loro 5° disco in altrettanti anni ma, per la prima volta, il risultato non è all’altezza delle cose precedenti. Un generalizzato calo della verve compositiva ci può anche stare, ma se ad esso si aggiungono un’ innaturale tendenza all’attorcigliamento dei temi e delle note