ARTHUR RUBINSTEIN “Chopin waltzes” (1963)

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Ha avuto un discreto risalto, in tempi recenti, la notizia che al termine dei suoi spettacoli Maurizio Pollini si trattenga per firmare autografi, alla stregua di una e vera e propria rockstar, ad una consistente schiera di fans, tutti disciplinatamente in fila.

L’ ultimo cd del pianista milanese, dedicato ai celebri Notturni di F. Chopin ha venduto molto sorprendendo persino i dirigenti della sua casa discografica abituati a cifre e rilievi di più modesta, anche se consistente, entità.

Chopin però, e lo sapete, non è mai passato di moda, la sua musica continua ad essere studiata e suonata in tutto il mondo ed ha una straordinaria capacità di aggregazione che forse gli altri grandissimi della musica classica non hanno.

Nel giugno del 1963 Arthur Rubinstein (*1) entrò negli studi di registrazione della RCA di Roma ed in circa quattro ore e mezza snocciolò uno dietro l’ altro i 14 walzer lasciando di stucco il produttore Max Wilcox ed il personale della sala. Alla fine della seduta conclusero la serata in Via Veneto e non ci sarebbe niente di particolare se non che Arthur Rubinstein avesse, al tempo, settantasei anni!

E’ dura trovare degli aggettivi che possano in qualche modo descrivere questo autentico patrimonio dell’ umanità. Tutti questi walzer (*2), a prescindere dalle tonalità e dalle difficoltà tecniche (che sono molteplici ricca come è la musica di Chopin di cromatismi, abbellimenti, gruppi irregolari, uso del pedale, ecc…..) sono bellissimi ed ognuno può scegliersi il suo preferito senza timore di essere smentito ma, soprattutto ed utilizzo le parole dello stesso Rubinstein, “ciascuno di essi rappresenta un unico evento e va ascoltato attentamente per quello che vuole comunicare”.

 

Anto (2007)

 

(*1) Arthur Rubinstein (1897-1982) è uno dei più grandi pianisti del XX° secolo.

(*2) I primi otto furono scritti tra il 1831 ed il 1846 e furono pubblicati quando Chopin era in vita; gli altri cinque furono composti tra il 1829 ed il 1841 ma furono pubblicati qualche anno dopo la sua morte (che risale al 1849); l’ ultimo risale al 1830 ma fu pubblicato trascorsi circa venti anni dalla sua morte.

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