Wall of Voodoo – Dark Continent (1981) Call of the West (1982)

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Le due recensioni che vi presentiamo oggi sono diverse dalle solite recensioni.

Infatti non si tratta della solita recensione nella quale chi scrive elenca pregi, difetti, riferimenti e così via, ma è più che altro una chiaccherata tra me ed Anto nella quale confrontiamo i nostri punti di vista (a volte concordi, a volte no!) sui dischi e i loro autori. 

In origine quando abbiamo deciso di dar vita a Miusika tutte le recensioni avrebbero dovuto avere questa forma, purtroppo la mancanza di tempo ci ha costretto a fare altrimenti, pertanto recensiremo in questo “particolare” modo solo dischi che riteniamo decisamente importanti o sui quali abbiamo idee non del tutto concordi in modo da darvi dei pareri diversi, non solo, speriamo in questo modo di stimolare la discussione anche con Voi che avete la pazienza di leggere i nostri “deliri”. Difatti il bello di una Webzine strutturata come Miusika è che si può ampliare il confronto a tutti Voi attraverso i commenti che trovate a fondo articolo, non solo nell’immediatezza della pubblicazione ma anche avanti nel tempo.

Questo è già successo per alcune pubblicazioni e siam sicuri che avverrà per molte altre.

Pertanto vi invitiamo a contribuire alla discussione senza alcun problema, anche in maniera accesa ovviamente evitando linguaggio scurrile ed offese personali che non portano a nulla se non ad esacerbare gli animi.

Buon divertimento.

 

 

Mario (agosto 2008)

 

 

Mario: Ciao Anto, oggi parliamo di due album epocali

Anto: Ciao, cominciamo, io ho davanti a me la mia copia di Dark Continent che sto giusto giusto ascoltando.

Mario: si infatti parliamo di Dark Continent e Call of the West dei Wall of Voodoo

Anto: Bhè intanto dei Wall of Voodoo ho un ricordo nitidissimo di come li abbiamo scoperti.

Sul finire dell’81 uscì un articolo su Rockerilla (c’è l’ho davanti adesso) a firma di Claudio Sorge ed intitolato Voodoo Rock. Trattava di tre nuovi gruppi: CRAMPS, GUN CLUB e WALL OF VOODOO.

Ricordo che con Enrico e Massimo decidemmo di fare un ordine (da Carù che al tempo era il nostro faro spedizioniere,). Io presi i Wall of Voodoo, Massimo i Gun Club ed Enrico i TSOL (quelli di “Dance with me“)

Mario: si era un periodo con un sacco di uscite e i più accreditati per la critica erano però gli X

Anto: Si di Los Angeles(*) in effetti si favoleggiava!

Epperò i Wall of Voodoo erano davvero parecchio originali al tempo.

Leggendo alcune dichiarazioni che Stan Ridgway ha reso nelle interviste di presentazione del suo disco solista del 2004 (“Snakebite..“) si evince chiaramente che loro cercavano in tutti i modi di affrancarsi spingendo l’acceleratore sul terreno della ricerca dell’originalità a tutti i costi.

Era una cosa usuale al tempo che contraddistingueva un pò tutto il Post Punk. La lista di chi ci ha provato è però molto lunga, ci facciamo ‘na chiaccherata sopra in un altro momento eheheheheheh.

Mario: eheheheheheh.

Si esatto l’orginalità!

di sicuro i Wall of Voodoo hanno portato qualcosa di nuovo, quel sound tra elettronica, tex-mex, pop e soprattutto con grandi debiti verso Ennio Morricone

Anto: Si il nome di Morricone ricorreva spesso ed in qualche occasione gli intervistatori più audaci del Maestro gli chiedevano se ne avesse mai sentito parlare.

Se la memoria non mi inganna tra le passioni della band c’era quella di dedicarsi alla registrazione di colonne sonore e forse questa prospettiva ha segnato quantomento il tipo di sonorità ma come al solito io credo che nelle proposte migliori e più interessanti la differenza non la faccia il background ma la personalità di alcuni attori. E Stanard Ridgway che aveva una voce magnifica e Marc Moreland che aveva uno stile molto particolare alla chitarra erano effettivamente molto personali.

Mario: si non ricordi male, infatti Stan aveva fondato una società di nome Acme Soudtracks che, come si evince dal nome, aveva come scopo quello di fare colonne sonore; quelli che diventarono poi i componenti della band in effetti furono all’inizio contattati proprio per dar sostanza sonora ai pezzi scritti da Ridgway. Non so se effettivamente fecero mai delle soundtracks, ciò che è sicuro e che il nome della band nasce in quel periodo e che la Acme si tramutò da società per colonne sonore ad una band New Wave, anzi Darkwave, con nostra grande gioia aggiungo :-D.

Concordo pienamente con te! la voce Di Stan è effettivamente bella ma allo stesso tempo particolare (mi sembra che Les Claypool (Primus) sia tra i pochi che abbia ripreso il suo stile) e Marc Moreland mi è sempre piaciuto moltissimo mi ha sempre dato l’idea di un Andy Gill (Gang of Four) che suonasse Morricone

Anto: Ci sono diversi video su You tube dei Wall of Voodoo, tra quelli qualitativamente migliori uno li vede protagonisti di una grande “Ring of fire” durante uno show televisivo. Cè un momento in cui Moreland strapazza la chitarra un pò alla Gill un pò alla Arto Lindsay (DNA) ed è davvero divertente oltre che intrigante.

Commentando il primo mini dei WOV avevo forse esagerato (ma ho chiesto scusa a Johnny Cash) nel considerare “Ring of fire” nella loro versione quasi un picco (insomma se se ne sono occupati anche Ray charles ed Eric Burdon…) però che sia bellissima è innegabile credo.

Mario: eheheheheheh

Wall_of_Voodoo_Dark_Continent.gifVeniamo a Dark Continent, una cosa che non ho mai capito è come mai alcuni critici lo vedano come uno degli album minori della NewWave – DarkWave. A parte un debito nei confronti degli Stranglers (forse dovuto più che altro al suono delle tastiere di Stan Ridgway) a loro volta debitori dei Doors, io lo trovo un album stupendo contenente quanto meno il miglior pezzo anzi i due pezzi più belli dei Wall of Voodoo

Anto: Ok, Nicotine Stain. Dunque eravamo rimasti ad una valutazione di “Dark continent” ed alla sua rilevanza.

Come sai appartengo alla ristretta cerchia (mica tanto ristretta, mi sa che sono io nella cerchia ristretta 😉 ndM) di quelli che pur essendo rimasti affascinati da questo esordio ritengono più compiuto e maturo il successivo “Call of the west“.

Siamo ovviamente nel campo dei gusti non disputabili anche se Marcello ricorda ancor oggi lo sguardo storto che gli facemmo io ed Enrico quando osò dire che “il primo era meglio del secondo!“.

Sono entrambi due grandi dischi ma il secondo oltre a vantare la loro canzone della vita (Mexican Radio colpo di genio di Moreland) ha dalla sua una qualità di scrittura più sciolta e sicura (penso a Tomorrow ma anche alla stupenda poesia di Lost Weekend ed all’urlo Munchiano di Factory).

Più Pop forse ma non meno sostanzioso.

Concordo sul fatto che Back in Flesh e Two minutes till lunch siano tra le cose più belle che abbiano scritto ma resto dell’avviso che il top lo abbiano raggiunto con “Call of the West“.

Per quel che riguarda la considerazione della critica direi intanto che sono pochi i dischi che mettono d’accordo tutti e che ognuno di noi ha i suoi Totem speciali. Mettiamoci anche che i Wall of Voodoo non hanno inciso più di tanto dal punto di vista dello stile e dell’importanza storica dal momento che c’erano ancora in giro Pere Ubu e Talking Heads oltre alle strane creature della Ralph Records.

In ogni caso se qualcuno mi chiede cosa è meglio gli dico di procurarseli entrambi!

Mario: Si lo consiglio anche io, però concordo con Marcello. Un disco che inizia con un pezzo come Red Light e finisce con uno come Crack the Bell con in mezzo pezzi del calibro di Two Minutes Till Lunch, Me and my Dad, This Way Out e soprattutto Back in Flesh (secondo me il loro capolavoro) non si può considerare un disco minore, l’unica cosa che si può contestare a questo disco è l’eccessivo minimalismo e qualche richiamo agli Stranglers.

Riguardo al non aver inciso storicamente non sono d’accordo.

Sia Dark Continent che Call of the West sono due dischi che ascolto oggi con lo stesso piacere di ieri, certo band che hanno seguito le orme dei Wall of Voodoo c’è ne sono state ben poche, ma quante sono le band che possono vantare un cantante come Stan, un chitarrista come Marc Moreland e un batterista come Joe Nanini capace di sacrificare le sue capacità a favore di una ben più scarsa drum machine per fare sostanzialmente il percussionista?

Anto: Si concordo in pieno, è sempre un piacere ascoltare questi dischi a quasi trent’anni dalla loro uscita!

Quando parlo di “posto minore” riservato a loro mi riferisco proprio a quello che dici e al fatto che pochissimi altri hanno percorso quella strada che a noi è piaciuta tantissimo.

Agli inizi dell’83 circolava voce di un possibile nuovo terzo album ma per varie vicissitudini non se ne fece nulla e comunque la grandezza dei Wall of Vooddo sta in entrambi e in appena questi due dischi (un pò come per i Joy Division di “Unknown pleasures” e “Closer” – a proposito che ne dici di una futura chiaccherata su questi due bestioni?)

Mario: si concordo in pieno sta in entrambi e purtroppo (anche se non è detto) in appena due dischi proprio come per i stratosferici Joy Division, e continuando questo quasi parallellismo i Wall of Voodoo del dopo Stan Ridgway come i New Order (e qui sò che molti si arrabbieranno) son davvero ben poca cosa rispetto a ciò che avevan fatto prima (si Anto, la faremo si!)

Anto: Dei Wall of Voodoo del post Ridgway non ho nulla, dicono ci sia qualcosina di interessante su “Seven days..” ma credo sia davvero ben poca cosa.

Meglio è andata a Ridgway sopratutto agli inizi con “The big heat” (la sua cosa migliore) e l’apprezzabile (anche se un filino mainstream) “Mosquitos“.

I New Order?

Bhè te lo ricordi bene, “Blue monday” per noi era proprio indigeribile e “Power Corruption & lies” l’ultima cosa che comprammo.

Quei dischi non ci piacevano inutile girarci intorno.

Mario: già ahahahahahah. ah a me continuano a non piacermi quei dischi 😀

si qualcosina su Seven Days… ma davvero poco

allora credo sia chiaro che noi pur amando sia Dark Continent che Call of the West, io preferisco Dark… e tu Call…

Wall_of_Voodoo_Call_of_the_west.jpgesaminiamo Call of the West meglio però

Qui come hai detto chiaramente tu la scrittura e direi l’arrangiamento cambia, pur rimanendo nello stesso solco di Dark Continent giustamente i Wall of Voodoo cercano qualcosa di diverso e in più esce dalla band Bruce Moreland, il fratello di Marc, ed infatti il basso viene sostituito in più pezzi dal Synth di Chas T. Gray

Anto: Si, ci sono delle finezze strumentali e di arrangiamento che l’altro non può vantare.

Trovo che alcuni momenti siano proprio qualitativamente migliori dal punto di vista musicale: ad esempio il primo cambio di accordi di Tomorrow è davvero notevole così come il climax di Factory (dal testo bellissimo tra le altre cose) e ovviamente Mexican Radio tutta in blocco è un capolavoro ed immagino che i dirigenti della IRS abbiano strabuzzato gli occhi (pardon le orecchie) all’ascolto di questo mirabile singolo.

Non ho con me il disco in questo momento e l’ho risentito a sprazzi su MP3, ma sostanzialmente direi che seppur non si possa dire che la godibilità del prodotto assurga a elemento di rilievo assoluto, del pari credo che la meccanicità di alcuni soluzioni e alcune acerbità rendono ai miei occhi (pardon, alle mie orecchie) “Dark continent” leggermente al di sotto. Certo anche “Call of the west” ha i suoi momenti meno brillanti ma alla fine parliamo semplicemente di due dischi bellissimi seppur per diversi motivi.

Mi piacerebbe sentire Marcello che ne pensa a distanza di tempo. Che dici glielo chiediamo oggi anno domini 2008?

Mario: si insieme alla recensione di Control il film 😉

Vedi Anto proprio le cose che a te piaccion di più a me invece mi fanno preferire Dark Continent, è proprio il fatto che sia leggermente più grezzo, più oscuro e leggermente meno poppy che lo porta un gradino più in alto rispetto a Call of the West

poi pezzi come Factory, Mexican Radio e Hands of Love sono ovviamente da applauso e Spy World aggiungo

Anto: La cosa carina è che mentre stiamo scrivendo io ascolto “Dark continent” e tu “Call of the west“!

Mario: veramente li ho ascoltati tutti e due nel frattempo ahahahahahahahahah

Anto: Io no e lo sai benissimo!!!

Mario: 😀

in finale capolavori assoluti, relativi o “solo” due ottimi dischi?

Anto: Bella domanda.

Ecumenicamente direi due grandissimi dischi (consigliati ovviamente) che contengono alcune tracce capolavoro. Sicuramente i Wall of Voodoo si sono ritagliati un posticino di tutto rispetto anche perchè anomalo rispetto alla scena americana di allora. Avendo un cuore grande e tanti dischi i Wall of Voodoo albergano facilmente dalle mie parti!

Mario: ahahahahah ok mi sbilancio io allora

Capolavori Relativi (cioè legati al genere, nel loro caso la new wave americana e in particolare la darkwave) però tendenti all’assoluto, per capirci non sono The Piper at the Gates of Down o 154 o The Modern Dance però tendono verso quella direzione e non al contrario

Anto: I dischi che citi sono tra quelli che assurgono allo status di capolavoro quasi all’unanimità per vari motivi e direi che, restando al post punk, 154 e Modern Dance siano sicuramente tali.

Se hai notato negli ultimi anni la critica nostrana ha (meritoriamente) catalogato e valutato tutta una serie di dischi con l’intento di fornire una sorta di discoteca base per chi abbia voglia e tempo di dedicarsi al Rock e ai suoi derivati. A voler essere pignoli alcune cose anche a distanza di tempo restano a mio avviso sopravvalutate ed altre più consistenti a volte sottovalutate ma, ripeto, il lavoro che è stato fatto è meritorio anche se le valutazioni spesso dipendono dalle lenti che si usano e quindi dal modo in cui si vede alla musica.

E’ un discorso vastissimo ed anche scivoloso che richiederebbe un altro spazio (ma senza aprire dibattiti possibilmente).

Starei a lunghissimo su questi argomenti e per me è uno spasso discutere di e su dischi che così tanto contano e hanno contato. Direi che per il momento possa bastare che ne dici? Passiamo ai saluti?

Mario: ciao Anto e sai una cosa, mi è rimasto un rimpianto riguardo Stanard Ridgway, che non abbia continuato la collaborazione con Stewart Copeland, Don’t box Me in è un pezzo favoloso e mi è sempre rimasto l’interrogativo di cosa avrebbero potuto regalarci continuando a scrivere insieme. Ciao!

Anto: Il 45 giri di Copeland con Ridgway era molto bello: un bel connubbio tra atmosfere Wall of Voodoo e il Police style (l’ introduzione reggae accelerata sembravano proprio i Police e il sapore della strofa era tipico WOV sound). Sugli esiti di un possibile album dei 2 al tempo è difficile dare una risposta. Ricordo però che la collaborazione era parecchio estemporanea, forse Stewart e Stan non si incontrarono neppure e lavorarono ciascuno dai propri studi [questa cosa avvenne di sicuro per i Dali’s carMurphy (Peter ex Bauhaus) e Karn (Mick ex Japan)]. Ciao!

Mario: Bene non so se abbiamo chiarito i dubbi a qualcuno ma di sicuro noi ci siam divertiti, forse siam stati troppo buoni, in ogni caso questi due dischi valgono ogni centesimo per il loro acquisto. Buon Ascolto

 

(*) Si parla sia dell’album degli X che della città 🙂

 

Nel frattempo abbiamo contattato Marcello per sentire il suo parere su quale fra i due album meriti la palma di migliore, il quale risponde così: “Call of the West, anche se Dark Continent ha un fascino pazzesco.” Poi però aggiunge “Una volta ho provato a dirlo ad Anto che Dark… è migliore di Call… e per poco mi tira una craniata! Vazzo sono da urlo tutti e due. Caspiterina (in effetti non ha usato proprio questa parola) sono 25 anni che ne parliamo. Andate a espletare funzioni organiche!!! (anche qui in effetti non ha usato esattamente questa frase 😀 ).”

Ah!?! per la recensione di Control ? ha risposto: “con calma!”.

 

 

 

 

Anto e Mario (agosto 2008)

 

 

 

 

Tracklist:

Dark Continent:

  1. “Red Light”

  2. “Two Minutes Till Lunch”

  3. “Animal Day”

  4. “Full of Tension”

  5. “Me and My Dad”

  6. “Back In Flesh”

  7. “Tse Tse Fly”

  8. “Call Box (1-2-3)”

  9. “This Way Out”

  10. “Good Times”

  11. “Crack The Bell”

Call of the West:

  1. “Tomorrow”

  2. “Lost Weekend”

  3. “Factory”

  4. “Look at Their Way”

  5. “Hands of Love”

  6. Mexican Radio

  7. “Spy World”

  8. “They Don’t Want Me”

  9. “On Interstate 15”

  10. “Call of the West”

 

 

8 Comments

  1. MARCELLO

    Ricordo il memorabile concerto romano di Stan Ridgway al Piper Club. Era un tour a cavallo tra The Big Heat e Mosquitos.
    Ricordo che dopo il concerto ritornammo a casa percorrendo circa 5 Km a piedi…. Arrivammo a destinazione tranquilli, sereni, riposati…..
    non per la quantità di alcool ingurgitato ma…… perchè camminavamo a mezzo metro da terra dalla felicità !!!!

    Ricordo anche i primi tre pezzi del concerto romano dei Wall of voodoo al Teatro Espero, era il tour di Seven Days…
    Che dire, di quel concerto ricordo solo ed esclusivamente i parcheggi…..probabilmente perchè non era più lo stesso gruppo senza Stan, ma sopratutto perchè quella volta il problema era davvero………. la quantità di alcool ingurgitato !!!

  2. Pierluigi - Giggi

    E come disse Rico ieri l’altro :

    ” Antonè ! Ho riascoltato Call of the west ieri, ….che te lo dico a fà!”

    …la differenza è nel ritmo !

    Io la penso così. Ci sono dischi sotterranei, magmatici…e dischi che hanno swing nell’anima. Preferisco Call of the West.

    Ciao a tutti !

    Pierluigi da Civitavecchia

  3. Enrico da Civitavechia

    Signori miei qui stiamo parlando di due dischi memorabili. E’ vero se anni fa mi avessero detto che “Dark” era meglio gli avrei dato una craniata “Marcello ancora lo ricorda”, oggi sono molto più tollerante se parliamo i dischi di questo livello. Se volete vi lancio qualche idea per i prossimi: Entertainement VS Solid Gold – Modern Dance VS Dub Housing – Seventeen seconds Vs Faith/Pornography. Ora basta potrei scriverne ancora. Vi saluto
    evviva la miusika

  4. Pierluigi - Giggi

    e continuo…

    Fear of Music vs. More songs…vs. ..remain in light

    oppure

    Closer vs unknown pleasure

    …insomma…aivoglia a discutere.

    Potrebbe essere come parlare del sesso degli angeli.

    trattandosi di giovani nd il sound , inizalmente fresco ed effervescente mancava di propri connotati che, vuoi con la convivenza, i gigs, i turni in sala di registrazione si sono via via delineati con sonorità spesso diverse dai primi lavori.

    Si chiama maturazione artistica, e passa per la maggiore conoscenza che un musicista ottiene col tempo sia nei riguardi dello strumento e del rapporto con gli altri membri della Band.

    trovo interessante la maturazione artistica effettuata da tanti complessi , in quegli anni.

    una cosa che oggi non si ripeterà mai più.
    Visto che si cerca costantemente la sicurezza anche tramite un richiamo continuo a clichet.
    Negli anni ottanta c’erano poche sicurezze, prima grande crisi inglese e poi Reagan negli USA avevano lasciato il segno sulla gioventù di allora.

    Un saluto

    Pierluigi

  5. ciao Giggi, ciao Enrì

    si! si! aivoja a discutere
    ma il bello è proprio questo no?

    tutti i suggerimenti per i prossimi VS Segnati

    Gì sono d’accordo sul discorso Maturità e nel contempo non sono d’accordo 😀

    mi spiego meglio:
    di solito avveniva ciò che hai detto Tu giustamente
    di solito…….. ma non sempre
    e di solito questo comportava una crescita qualitativa non indifferente
    di solito…..
    in alcuni casi però, questa maggior consapevolezza e capacità nella composizione e nel saper suonare non sempre davano risultati qualitativamente migliori (ovviamente de gustibus),
    pensa ad esempio ai Cure del trittico maledetto, Lol Thorlust di sicuro non era un gran batterista eppure quei tre dischi secondo me hanno un fascino che tutto il resto della produzione dei Cure si sogna (grazie anche allo “scarso” tecnicamente contributo di Lol eppure fondamentale per la magia di quei pezzi). Eppure son suonati decisamente meglio, con batteristi bravi e con un Robert Smith che ha raggiunto una capacità tecnica e un controllo della composizione nei dischi successivi decisamente superiore ai 4 dischi precedenti eppure…..
    eppure la bellezza del trittico (anche se moltissimi dicono che il capolavoro sia Disintegration) secondo me è innegabile.
    Nel caso dei Wall of Voodoo come abbiamo detto sia io che Anto son due dischi da PAURA solo che io preferisco Dark Continent proprio perchè è + grezzo e oscuro mentre Anto (e anche Voi eheheheheheh) preferite Call of the West perchè – grezzo e + swingante 😉

    si è come parlare del sesso degli angeli ahahahahahahahah

    un abbraccio Rigà

    p.s. I Killing Joke dal vivo spaccano ancora di brutto brutto (e meno male che son cinquantenni), a breve il Report 🙂

  6. Pierluigi - Giggi

    Ciao Mario, chi si risente !
    Un grande abbraccio a tutti , pure a Marcello !

    Per quanto concerne i Killing ti credo sulla parola. Addirittura, dicevo a Rico, ho scaricato un paio di brani dal concerto dell’11 ultimo scorso e mi sono sembrati in gran forma. Peccato per la qualità audio indecente…non lo masterizzo per questo.

    Dimenticavo che la “motivazione” è una importante concausa nella riuscita di un capolavoro. I KJ hanno ragioni da vendere, soprattutto contro l’establishment finanziario inglese

    Un saluto

    Pierluigi

  7. Anto

    Manca solo una media scura al Bernie ed eccoci tutti di nuovo insieme! Qualche era fa un parente mi disse:”vedrai che col passare del tempo, quando avrai altre cose a cui pensare, ti passerà tutta questa storia dei dischi!” E invece che accade? 40 e fischia anni e ci si entusiasma come allora! Che siano i Wall of Voodoo o i Talking Heads o i Joy Division l’ approccio rimane lo stesso anche se di acqua (pardon di dischi) sotto il ponte ne é/ne sono passata/passati sotto il ponte in quantità che non è normale e lo sappiamo! I Killing spaccano ancora e mi sono ritrovato a gridare a squarciagola “MONEY IS NOT OUR GOD!” (da “EXTREMITIES” l’ ultimo grandissimo disco di Jaz & co. , anche se nei dischi dopo si trovano comunque momenti eccellenti). A recà a fine mese vengo a Civitavecchia per 3 giorni. Organizziamoci!

    A presto

    PS. Hey, remember when we were young and stupid? Now We are old and stupid…

  8. Enrico

    Caro Anto,
    finalmente ti sei deciso, porta con Te anche Mario e Marcello, chiamo Pierluigi e Massimo e ci organizziamo una bella serata con musica e fiumi di birra. Comunque una di queste sere ti chiamo cosi mi racconti dei concerti dei KJ. Signori a noi la musica ci ha rinoglionito, io già mi vedo a 60 anni ancora a comprare dischi e finalmente avro’ tempo per ascoltarla tutto il giorno.
    A presto ragazzi.
    Enrico

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